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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2011 alle ore 07:42.

Il problema principale dell'economia italiana e della sua scarsa crescita sta insomma nei sospetti e nelle incapacità a collaborare che avvelenano i rapporti fra pubblico e privato. Come disse John Maynard Keynes, la politica economica non dovrebbe essere qualcosa che sradica una pianta, ma che la guida lentamente a crescere in una direzione diversa. Di quella "guida", a parte le velleità di una "politica industriale" non degna di quel nome, non vi è traccia. E la politica in Italia è più una politique politicienne che si guarda l'ombelico che una politica alta preoccupata di creare le condizioni di base per il fiorire dell'intrapresa.
Sì, ma - potrebbero obiettare alcuni - non è forse vero che in Italia l'intrapresa fiorisce con una creazione netta di imprese alta e continua? Ma è proprio questa prolifica natalità che sottolinea il contrasto fra la voglia sfrenata di fare e le soffocanti difficoltà del continuare. Confronti internazionali suggeriscono che la natalità delle imprese in Italia può essere alta come altrove, ma le imprese non devono solo nascere: devono crescere. E, per esempio, a parità di natalità, le imprese che rimangono dopo cinque o dieci anni sono meno e meno grandi che altrove. Piccolo è bello ma nano non è bello: non si può rimanere piccoli per sempre. Le imprese nascono ma poi si trovano ad affrontare un ambiente ostile: o si rifugiano nel sommerso o stentano a crescere.
Il ruolo dello Stato va molto al di là di una "politica industriale" (termine sospetto che spesso si risolve in una soluzione alla ricerca di un problema). Il ruolo principale dell'operatore pubblico è quello di creare due tipi di infrastrutture: una dotazione infrastrutturale fisica che è specialmente importante in Italia, dove la conformazione orografica e le peculiarità idrogeologiche richiedono forti spese in opere pubbliche; e una "infrastruttura regolatoria" che si scrolli di dosso le tante incrostazioni borboniche che appesantiscono di adempimenti burocratici e fiscali la vita delle imprese. In Italia la "riforma della pubblica amministrazione" è stata spesso avviata con grandi annunci, una riforma "orizzontale" che avrebbe bisogno, per produrre effetti, di una continuità amministrativa e di un pungolo politico che vengono negati dall'instabilità dei governi. Sarebbe più produttivo, invece, un approccio verticale volto a creare "isole di eccellenza" per particolari compiti, "isole" che possano poi agire da lievito per altre procedure.
L'Italia tornerà a crescere? La missione non è impossibile, ma per deliberare bisogna conoscere. E Il Sole 24 Ore continuerà nelle prossime settimane a cercare diagnosi e risposte a una domanda che è la più importante che possiamo porre.
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