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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2011 alle ore 06:39.
L'ultima modifica è del 06 aprile 2011 alle ore 08:29.

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Fra i 165 tribunali italiani, Milano spicca per la felice sommatoria di almeno tre aspetti: la capacità dei suoi dirigenti di fare rete con il tessuto amministrativo, produttivo, professionale e istituzionale della capitale economica del Paese; per il tasso d'innovazione innestato negli uffici; per l'inedito lavoro di elaborazione che produce analisi, progetti, iniziative, forza contrattuale. Non c'è da stupirsi, quindi, se i risultati della digitalizzazione della giustizia perseguita dal Governo appartengono quasi interamente agli uffici di Milano.

Quando, infatti, i ministri Alfano e Brunetta elencano i risultati fin qui ottenuti - diffusione nazionale dei registri informatici, teleconsultazione dei dati processuali civili, emissione di atti e notifiche online - gli uffici milanesi precisano nero su bianco che «quasi l'80% degli atti telematici e oltre l'80% delle notifiche telematiche sono in realtà concentrati in un'unica sede». Chiarendo così, in due sole righe, che i dati sulla diffusione della rete digitale giudiziaria incorporano una certa dose di propaganda e che il primato indiscusso resta all'ombra della Madonnina.
Da queste premesse, risultano di reale interesse le «sei direttrici» individuate dal Gruppo per l'innovazione del tribunale, per aggredire «il problema» della giustizia civile: l'eliminazione del gigantesco arretrato.

Primo: controllo della domanda di giustizia, con eliminazione della retribuzione a cottimo per i giudici di pace; interlocuzione con i grandi produttori di contenzioso (Inps, Poste, Ferrovie, eccetera) e gestione condivisa delle anomalie; revisione delle procedure più soggette a forzature o abuso del diritto (metà del lavoro dei giudici di pace è l'opposizione a multe di ogni genere); creazione di una «giurisprudenza consapevole, condivisa e pubblicizzata»; incentivazione della conciliazione anche dentro il processo.
Secondo: Processo civile telematico (Pct), con l'estensione a tutto il Paese del decreto telematico ingiuntivo; notifiche telematiche obbligatorie per tutti entro il 2011; obbligatorietà del passaggio al telematico e valore legale di tutti gli atti prodotti.
Terzo: far nascere l'Ufficio del processo, quell'«unità operativa multifunzionale in grado di assicurare la piena assistenza all'attività del giudice»; l'Ufficio è chiamato a svolgere attività di supporto nella «ricerca dottrinale e giurisprudenziale, nel rapporto con le parti e il pubblico, nell'organizzazione dei flussi, la formazione, la tenuta degli archivi dei provvedimenti emessi»; il tutto «coinvolgendo magistrati, personale giudiziario qualificato, giudici onorari, stagisti»; monitoraggio costante dei risultati.

Quarto: targatura (cioè datazione) dei fascicoli; metodo del first in, first out (esaurire prima i processi più vecchi); obiettivi e metodiche di recupero dell'arretrato specifici per ogni ufficio e sezione; pieno inserimento dei giudici onorari nei programmi del tribunale, con eventuali deroghe al loro utilizzo.
Quinto: semplificazione e unificazione dei riti.
Sesto: finanziamento vincolato al raggiungimento degli obiettivi di smaltimento, comprese incentivazioni economiche al personale amministrativo, impiegando parte delle somme non spese in sanzioni sui ritardi (legge Pinto).

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