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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2011 alle ore 07:44.
È una riforma impossibile, o almeno così sembra. Il mercato del commercio al dettaglio resiste a qualunque liberalizzazione. È ancora, come sottolinea l'Ocse, uno dei settori più regolamentati tra i Paesi ricchi - ma anche gli Stati Uniti, malgrado la loro retorica sui liberi mercati, e la Germania non scherzano - e, soprattutto, le restrizioni tendono a crescere.
Il settore, che esprime una debolezza condivisa in realtà con tutta la catena di distribuzione, è uno di quelli che riescono a ottenere dalle Regioni protezioni aggiuntive, rispetto a quelle perse a livello nazionale. Un problema che l'Antitrust ha più volte sottolineato, proponendo anzi che le siano attribuiti poteri di ricorrere presso la Corte costituzionale contro i provvedimenti locali lesivi della concorrenza.
Le Regioni - spiega Paolo Buccirossi in La (mancata) liberalizzazione della distribuzione commerciale - hanno infatti interpretato il loro compito di creare un equilibrio tra le diverse tipologie delle strutture distributive e le diverse forme di vendita, previsto dalla legge nazionale di liberalizzazione, «come l'indicazione di un'opzione di regolazione quantitativa dell'offerta». Il risultato è stato l'imposizione di limiti al numero o alle superfici degli esercizi. In alcuni casi c'è stata persino la reintroduzione surrettizia delle tabelle merceologiche. Particolare il caso del Friuli che, per il settore alimentare, ha previsto anche una laurea o un diploma in discipline economiche o ragionieristiche.
Di particolare interesse è il caso della rete della distribuzione farmaceutica, che ha recentemente visto l'introduzione delle parafarmacie, cadute apparentemente in disgrazia negli ultimi tempi con la minaccia di un blocco alle nuove aperture. Il mese di marzo 2011 ha però visto la ripresa di un trend positivo e c'è stato un vero boom: sono nati 108 punti vendita. Il tema delle farmacie e delle parafarmacie s'intreccia, in questo caso, con quello delle professioni e degli albi, che tendono sempre più a moltiplicarsi riducendo per via legislativa l'offerta di lavoro. Ancora una volta a scapito della concorrenza. (R. Sor.)
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