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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2011 alle ore 10:06.
L'ultima modifica è del 04 maggio 2011 alle ore 10:06.

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In Abruzzo c'è un ente pubblico deputato allo sviluppo industriale «che blocca la banda larga». È quanto sostiene Marcello Di Campli, numero uno del comitato territoriale di Confindustria Chieti e responsabile finanziario della Imm Hydraulics, azienda di Atessa fondata da Gilberto Candeloro specializzata nella realizzazione di sistemi di connessione oleodinamica. Il distretto industriale è quello della Val di Sangro, 80 chilometri quadrati di territorio dove l'internet veloce è un miraggio. «L'Adsl che abbiamo viaggia a 1 megabit al secondo – sostiene Di Campli - una velocità del tutto insufficiente per un'azienda come la nostra con 420 dipendenti, 70 milioni di fatturato e clienti come Toyota, Volvo Tractor e John Deer».

Un problema di orografia? «No, tra i responsabili di questo stallo c'è anche il Consorzio di sviluppo industriale della Val di Sangro, ente di cui la Regione è maggiore azionista, che dovrebbe facilitare le cose agli imprenditori e invece le complica terribilmente», spiega Di Campli. Un ente commissariato dal 1994, con 30 dipendenti e ricavi per 6 milioni. «Il Consorzio gestisce un cavidotto vuoto nel quale potrebbero passare fibra e cavi degli operatori, ma che per problemi burocratici e per un canone richiesto probabilmente troppo elevato ha fatto scappare le telco». Un'infrastruttura pronta ma poco "attraente" e ancora bloccata dalle scartoffie, sembra la tesi del manager abruzzese, che fa anche una stima dei danni potenziali che un collegamento internet tanto scadente provocherebbe all'azienda: «Io credo che siamo nell'ordine dei 3-4 milioni all'anno – racconta – e il danno più grande riguarda l'impossibilità di metterci in rete con le società estere, mentre in termini logistici non riusciamo a ottimizzare i magazzini». E poi c'è il classico paradosso: «Pensi che abbiamo uno stabilimento in Romania, a Cluj-Napoca, dove la banda larga viaggia tranquillamente a 20 megabit...».

Chiamato in causa, il Consorzio industriale della Val di Sangro respinge le accuse al mittente: «Sono gli operatori telefonici che hanno detto chiaramente di non essere intenzionati a investire – sostiene il direttore Luigi Cristini – e questo perché preferiscono fare preventivi salatissimi alle singole aziende. Le faccio l'esempio di un'impresa della nostra zona alla quale è stato chiesto un costo di allacciamento di 160mila euro».

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