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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2011 alle ore 10:07.
L'ultima modifica è del 04 maggio 2011 alle ore 10:07.
«Io produco scarpe per i grandi marchi della moda e ho un'azienda in Cina, a Chengdu, a nord-est del Tibet, dove si fa la manifattura. Dall'Italia potrei mandare i disegni delle scarpe via internet, ma il collegamento che ho è talmente insufficiente che faccio prima a prendere l'aereo e a portare a mano la chiavetta Usb con dentro i disegni. Le pare possibile?».
La guerra di Giuseppe Baiardo per avere un collegamento "decente" alla rete sfiora l'incredibile. Baiardo è il titolare della Iris, 250 dipendenti e 50 milioni di fatturato, azienda nel distretto della scarpa di Fiesso d'Artico (Venezia), nel cuore della ricca Riviera del Brenta, con licenze importanti come Jil Sander, Chloé e Mark Jacobs.
«Noi la banda larga non ce l'abbiamo proprio – spiega al Sole 24 Ore – i collegamenti vanno a singhiozzo eppure paghiamo linee dedicate di Telecom, ma non c'è verso, con 2 megabit non ci faccio proprio niente visto che dobbiamo mandare questi file piuttosto pesanti. Allora quando ne ho 30 o 40 li metto in una chiavetta e, con la scusa di qualche altro impegno "cinese", li porto direttamente allo stabilimento di Chengdu. Tenga conto che, una volta inserito nella macchina il file del disegno, dalla catena di montaggio esce direttamente la scarpa, quindi tutto potrebbe essere fatto in remoto».
Baiardo ricorda di aver "tirato" lui stesso, negli anni scorsi, quasi 200 metri di fibra ottica, per cablare un nuovo ufficio a due passi dalla sede centrale. In quel caso trovò la comprensione dell'amico contadino che gli permise di passare sul suo campo, altrimenti non sarebbe stato possibile. «Però il collegamento è sempre lento e stiamo cercando di capire perché - dice -. Il problema, poi, è che oltre all'inganno c'è pure la beffa, perché gli operatori fanno sapere che conviene molto di più infrastrutturare le città vicine, per esempio Padova, dove ci sono i ragazzini che scaricano a manetta. Si rende conto? Io lavoro e quelli scaricano a sbafo, loro hanno il collegamento e io no».
Baiardo sostiene di voler crescere. L'azienda va bene, il mercato c'è nonostante la crisi ma senza internet diventa tutto un incubo. «È troppo facile chiedere agli imprenditori di darsi da fare e investire quando non ci sono le condizioni. Con la rete si può spostare il mondo, ma questo qualcuno non l'ha ancora capito».
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