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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2011 alle ore 08:13.

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Poveri operatori economici, alle prese con questo ginepraio di norme che rinviano ad altre norme in un susseguirsi di rinvii che non finisce mai! Anche l'articolo sulle costruzioni private pone problemi interpretativi, sin dall'elenco iniziale, dove compare una laconica riga che recita: «legge nazionale quadro per la riqualificazione incentivata delle aree urbane» (art. 5, c. 1). Che vuol dire? Che con decreto-legge è stata emanata una legge quadro in materia urbanistica?
Allarmante - per forma e contenuto - è poi la disposizione collocata con involontaria ironia nell'articolo sui "servizi ai cittadini" che, per l'infinita e astrusa serie di rimandi e sub-rimandi, non è da meno dell'articolo sulle opere pubbliche appena ricordato. Davvero non c'era un modo migliore per autorizzare la nomina di cinque consiglieri nei cda dell'Istituto Poligrafico dello Stato e della Sogei in deroga al codice civile?
Veri e propri strafalcioni linguistici sono invece presenti nella normativa su "Scuola e merito". Con linguaggio primitivo, si afferma: «La disposizione contenuta nel presente comma è consentita anche agli accordi di programma già previsti dall'articolo 13 della citata legge 27 luglio 1999, n. 297". A parte l'errore di chiamare "legge" un "decreto legislativo" e la difficoltà d'individuare il soggetto e l'oggetto della frase, il punto è che nel provvedimento così malamente citato non vi è un articolo 13, né si menziona alcun accordo di programma!
In definitiva, quel che più colpisce nel "decreto sviluppo" è la macroscopica assenza dell'unica vera, grande riforma a costo zero: la nitidezza e l'esattezza del linguaggio su materie di enorme e diretto impatto per cittadini e imprese. Fiscalità, opere pubbliche, urbanistica, credito, sicurezza, ricerca, scuola.
I danni di questo modo di legiferare investono, ormai, l'intero ordinamento. La giuridicità della legge sta in primo luogo in quell'efficacia che solo la chiarezza può garantire. Nell'ultimo decennio non ha giovato alla qualità della legislazione la trasformazione del Parlamento da assemblea legislativa in un ufficio per la conversione dei decreti-legge. Non è così che si può migliorare la qualità delle leggi. Il sottosviluppo si combatte anche utilizzando bene la lingua italiana e restituendo al Parlamento la sua funzione di legislatore.
Luigi Zanda è senatore Pd

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