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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2011 alle ore 08:43.

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Per UniCredit, altra banca colpita in Borsa, le cifre non sono differenti: con i Pigs l'esposizione è in totale di 1,5 miliardi, di cui 500 milioni con la Grecia e meno di 100 milioni con il Portogallo. Sono forse queste cifre che giustificano le paure di «contagio»? Non solo. Accusare le nostre banche di essere troppo esposte ai titoli di Stato italiani è ingiusto: su 1.508 miliardi di euro investiti dalle banche in titoli di Stato di ogni Paese, quelli italiani sono appena 206 miliardi. Oltre 790 miliardi di titoli di Stato italiani sono in mano a soggetti non residenti in italia, fondi e assicurazioni: solo le nostre banche, però, sembrano pagare il prezzo del rischio-Italia. I conti, insomma, non tornano.

Ma c'è anche di più. Le grandi agenzie di rating americane, con interventi decisamente intempestivi, stanno facendo da sponda alla pressione della finanza anglosassone sulle crepe aperte nelle fondamenta dell'unione monetaria: il default della Grecia o l'uscita dei Pigs dall'euro per fermare la crisi è chiesto a gran voce dalle grandi banche americane e dai loro analisti, non di certo da quelle europee. Non si tratta di gridare al complotto, ma di accettare il fatto che sia in atto uno scontro senza precedenti tra due sistemi in concorrenza sul mercato globale: poiché l'Europa ha economie con velocità troppo diverse, chi resta schiacciato è sempre il più debole.

Per gli speculatori questa situazione è la migliore possibile: non solo hanno le spalle coperte da Wall Street e dalle agenzie di rating, ma possono persino contare sulla piena libertà d'attacco ai titoli delle banche usando la strategia delle vendite allo scoperto. E qui nasce un'altra considerazione: visto che il mercato borsistico è tornato al far west, non sarebbe bene reintrodurre il divieto - o quanto meno un maggiore controllo - sulle vendite allo scoperto? O almeno introdurre un obbligo di reporting alle autorità di vigilanza sulle posizioni corte degli operatori? In questo modo, si potrebbe fare una distinzione più netta tra manovre speculative e operazioni di mercato, portando un po' di chiarezza su chi sono i registi della crisi e sulle vere responsabilità della sfiducia dei mercati verso le banche italiane.

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