Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2011 alle ore 09:05.
L'ultima modifica è del 30 luglio 2011 alle ore 08:13.
In tal caso, la prospettiva apparirebbe chiara. Si punterebbe ad attivare strumenti fiscali per puntare a una progressiva redistribuzione del reddito piuttosto che liberare le energie positive dell'impresa e del lavoro come leva di crescita e di sviluppo. È senza dubbio vero che a una politica di rigore e di assoluto equilibrio nella finanza pubblica non vi è oggi alternativa. Ma non è affatto vero che l'unico modo per rispettare i vincoli posti dal Patto di stabilità sia quello di agire su un inasprimento della fiscalità generale.
Lo dimostra il fatto che in questi anni, pur compiendo uno sforzo davvero straordinario nell'assorbire tagli per ben 780 milioni nei trasferimenti dallo Stato e dalla Regione e contribuendo per circa 600 milioni agli obiettivi di finanza pubblica nazionale posti dal Patto di stabilità, eravamo riusciti a collocare Milano in testa alle graduatorie di virtuosità fra tutti gli enti locali italiani senza mai ricorrere alla leva fiscale e tributaria.
E anche oggi che la manovra di stabilità finanziaria ed economica varata dal Governo impone nuove riduzioni dei trasferimenti agli enti locali, la strada della valorizzazione del patrimonio comunale, costituito dalle società partecipate, e la strada dello sviluppo urbanistico del territorio sarebbero un'alternativa valida per non mettere in pericolo le potenzialità di crescita dell'economia dell'area milanese.
Si è voluto invece – ritengo per motivi esclusivamente ideologici – bloccare il Piano di governo del territorio, mettendo un freno all'intero mercato immobiliare e innescando una gravissima caduta degli oneri di urbanizzazione, mentre si susseguono i segnali di un disegno che sembra rimettere in discussione grandi opportunità per avviare un ciclo di liberalizzazioni e di privatizzazioni delle aziende partecipate dal Comune.
Negli ultimi anni Sea, Atm, A2A avevano chiuso in utile o in sostanziale equilibrio i loro bilanci e distribuito cospicui dividendi senza mai rinunciare a finanziare importanti piani d'investimento che avevano permesso di realizzare il rafforzamento degli aeroporti milanesi, il potenziamento del trasporto pubblico locale, il costante miglioramento nella distribuzione di energia elettrica e il primato italiano nel ciclo integrato dei rifiuti.
Mettere in discussione la validità di queste strategie aziendali, minacciare anche solo velatamente di bloccare la quotazione di Sea in Borsa, applicare forti aumenti sulle tariffe del trasporto per "fare cassa" e senza finalizzarli a un chiaro piano di sviluppo della mobilità e di tutela dell'ambiente significa compromettere il processo di valorizzazione del patrimonio comunale che sarebbe stato alla base di un forte rilancio dei fattori produttivi e di servizio. Sono rischi che vanno scongiurati poiché a Milano spetta un ruolo determinante nel garantire al Paese, anche per il futuro, innovazione, qualità della vita, stabilità sociale, capacità delle sue imprese di affermarsi sui mercati mondiali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Ultimi di sezione
-
Italia
Agenzia delle Entrate sotto scacco, rischio «default fiscale»
-
L'ANALISI / EUROPA
L'Unione non deve essere solo un contenitore ma soggetto politico
Montesquieu
-
NO A GREXIT
L’Europa eviti il suicidio collettivo
-
Il ministro dell'Economia
Padoan: lavoreremo alla ripresa del dialogo, conta l’economia reale
-
LO SCENARIO
Subito un prestito ponte
-
gli economisti
Sachs: la mia soluzione per la Grecia