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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2011 alle ore 08:14.

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La crisi del debito greco ha sollevato questioni sulla possibilità o meno che l'euro sopravviva senza la centralizzazione, del tutto inimmaginabile, della politica fiscale. Esiste una strada più semplice. L'indebitamento irresponsabile da parte dei Governi nei mercati internazionali del credito è riconducibile all'attività creditizia irresponsabile. Gli enti di vigilanza bancaria dovrebbero solo dire basta a tale attività avvalendosi degli istituti che rientrano a pieno titolo nella loro sfera di competenza.

La concessione di prestiti ai Governi esteri è per certi versi più rischiosa dei titoli di debito privati non garantiti o dei bond spazzatura. I privati che contraggono un prestito spesso offrono garanzie collaterali come la casa. La garanzia limita il rischio di downside dei creditori, e il timore di perdere i beni vincolati incoraggia i debitori ad agire con prudenza.

Ma i Governi non offrono alcuna garanzia collaterale, e il loro principale incentivo al rimborso - il timore di essere tagliati fuori dai mercati internazionali del credito - deriva da una perversa assuefazione. Solo i Governi che sono cronicamente incapaci di finanziare i propri esborsi attraverso le tasse domestiche o i titoli di debito nazionale continuano a chiedere in prestito ingenti somme all'estero. L'ardente desiderio di favorire i creditori esteri solitamente deriva da una forma profondamente radicata di errata governance.

Il debito commerciale prevede comunemente alcune covenants o clausole che limitano la propensione al rischio del debitore. Le covenants sui prestiti o sulle obbligazioni spesso chiedono ai beneficiari di concordare il mantenimento di un livello minimo di capitale azionario o disponibilità di cassa. I titoli di Stato, invece, non prevedono covenants.

In modo analogo, i beneficiari privati rischiano il carcere se falsificano la propria condizione finanziaria per garantire i prestiti bancari. Le leggi sui titoli richiedono agli emittenti di bond societari di dichiarare esplicitamente tutti i possibili rischi. Per contro, i Governi non pagano penali per dichiarazioni oltraggiose o contabilità fraudolenta, come dimostra la débâcle greca.

Quando i beneficiari privati si rivelano insolventi, i tribunali fallimentari sovrintendono al processo di bancarotta o di riorganizzazione mediante il quale anche i creditori senza garanzia possono sperare di recuperare qualcosa. Ma non esiste nessun processo per liquidare uno Stato e nessuna sede processuale giuridica per la rinegoziazione dei debiti. Peggio ancora, il debito che gli Stati contraggono all'estero è solitamente denominato in una valuta il cui valore non è sotto il loro controllo. Per questo raramente si opta per una graduale e invisibile riduzione del peso debitorio mediante svalutazione monetaria.

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