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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2011 alle ore 19:15.
L'ultima modifica è del 18 agosto 2011 alle ore 08:23.

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Pensioni, due anomalie e un'occasione da non perdere (Imagoeconomica)Pensioni, due anomalie e un'occasione da non perdere (Imagoeconomica)

Molto è stato fatto per la sostenibilità del nostro sistema pensionistico negli anni a noi più vicini e da questo Governo. Abbiamo equiparato l'età per la quiescenza di vecchiaia tra uomini e donne nel settore pubblico, in tempi brevissimi, abbiamo introdotto l'aggancio dell'età pensionabile alla speranza di vita. Ci sono lavoratori la cui principale aspirazione è quella di smettere di lavorare, ma ce ne sono moltissimi in più che hanno fiducia nelle proprie capacità e che intendono, donne e uomini, raggiungere la pensione con il massimo di retribuzione e senza avere rinunciato a incassare i meriti, anche di carriera, che spettano loro. I politici che si occupano solo di come farli uscire dalla produzione sono gli stessi che non hanno alcuna stima del loro lavoro e della loro dignità.

Ma rimangono almeno due anomalie da correggere per portare il nostro sistema a essere più equo e sostenibile. Esiste, infatti, ancora oggi la possibilità di pensionarsi prima di raggiungere l'età per la vecchiaia e, anzi, questa scelta viene incentivata nella misura in cui i trattamenti di oggi sono ancora calcolati con il sistema retributivo e non sono in alcun modo collegati con la durata attesa del pensionamento. E, seconda anomalia, ancora oggi, alle donne, ma solo a quelle del privato, si applica un requisito per la vecchiaia più basso di quello cui sono soggetti gli uomini e le lavoratrici pubbliche.

Sono proprio le due anomalie che l'Europa ha evidenziato nella lettera che ha inviato lo scorso 5 agosto. Ma, al di là di questo, sono anomalie che consolidano disparità e iniquità interne al nostro mercato del lavoro, scaricandone su altri i costi. Correggerle, quindi, non solo è salutare dal punto di vista dei conti, dal cui equilibrio discende la sicurezza futura dei lavoratori, ma risponde a evidentissime domande di giustizia ed equità. Inoltre è totalmente coerente con le riforme fin qui fatte, comprese quelle volute dalla nostra maggioranza, in altre legislature, e da questo Governo.

Desidero essere molto chiaro: non è in questione una mia eventuale reazione a giudizi che mi riguardano, probabilmente ingenerosi o fuori tema. È questione di nessuna importanza. Ma deve essere chiaro che il lavoro che stiamo svolgendo non solo non ha nulla della macelleria sociale, ma cerca di evitare che siano squartati i legittimi interessi di chi è più giovane, come le speranze e l'impegno di chi considera il sistema produttivo italiano capace di competere sui mercati mondiali e non ripiegato nella miope difesa di quelle arretratezze che ne rallentano la corsa.

Proprio perché il lungo lavoro di riforma del nostro welfare pensionistico è stato realizzato negli ultimi 20 anni da maggioranze politiche diverse, si avrebbe oggi il miglior coronamento di tanti sforzi se l'equilibrio finale venisse individuato, in Parlamento, con una maggioranza più ampia di quella che attualmente sostiene il Governo.

Sarebbe questa la migliore dimostrazione di responsabilità, serietà, lungimiranza e coesione sociale. Una grande occasione da non perdere.

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