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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2011 alle ore 08:36.
L'ultima modifica è del 08 settembre 2011 alle ore 08:44.

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La sentenza cita inoltre la «necessità dell'approvazione del Bundestag per ogni singola disposizione». Anche in sede plenaria nel caso delle decisioni maggiori. Tutto ciò può rendere problematica la funzionalità dei fondi di stabilità finanziaria (Efsf e Esm) a cui l'euro area ha deciso di affidarsi. Se l'Efsf dovesse attendere l'autorizzazione della Commissione del Bundestag ogni volta che dovesse acquistare titoli finirebbe paralizzato. Non è poi da escludere che anche altri Paesi chiedano uguali prerogative. Per evitare l'impasse, l'euro area dovrebbe trovare la forza di trasformare i contributi nazionali all'Efsf in quote di capitale e di consentire ad esso di agire in autonomia come un Fondo monetario europeo separato dai bilanci pubblici nazionali. Un'iniziativa politica immediata in tale direzione sarebbe vitale per i Paesi sotto attacco.

La politica
La cancelliera Merkel si è riconosciuta pienamente nella sentenza di ieri. In effetti la sua strategia di intervento – fin dall'inizio dettata dal timore delle sentenze di Karlsruhe, oltre che del voto popolare – trova riscontro nell'approccio della Corte. L'estenuante cautela della cancelliera si riflette nella necessità politica e giuridica di rendere calcolabili i costi finanziari dei salvataggi. Ciò che era coerente in linea di principio si è dimostrato però pericoloso in pratica: togliendo certezze ai mercati, i costi e i rischi sono aumentati senza tregua anche per i contribuenti tedeschi. Tuttavia, man mano che la situazione peggiorava, l'aiuto ai Paesi in crisi veniva legittimato dal l'obbligo – anch'esso costituzionale – di difendere la stabilità della moneta (dei tedeschi). Nell'interessante documentazione fornita alla Corte, il Parlamento riconosce che le crisi in Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia e Spagna sono causate da eventi eccezionali (quelli citati dall'articolo 122,2 del Trattato) e cioè dalla crisi finanziaria globale. Il Governo aderisce a questa visione, ma attraverso di essa interpreta i meccanismi di aiuto finanziario come "temporanei". Come si vede il percorso politico verso una maggiore integrazione politica europea è ancora lungo e non lineare. Ma la sentenza di ieri dimostra una cosa fondamentale per il progetto europeo: la logica populista di una Germania tradita dai partner viene disconosciuta dal Parlamento e dal Governo di Berlino e la difesa dell'euro viene riaffermata come un bene pubblico anche tedesco.

cbastasin@brookings.edu

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