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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2011 alle ore 08:35.
L'ultima modifica è del 14 settembre 2011 alle ore 06:40.

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Un secondo tema riguarda il fatto che il bilancio dello Stato non è più significativo. Oggi lo Stato, pur essendo il soggetto che ne risponde a livello europeo per la totalità, intermedia circa la metà della spesa pubblica. Il resto è effettuato da Regioni, Province, Comuni ed enti previdenziali. Se pareggio deve essere, questo deve riguardare il complesso della spesa pubblica. Le attuali circostanze richiedono un ripensamento nella gerarchia dei valori costituzionali a favore della messa in sicurezza delle finanze pubbliche rispetto alla salvaguardia dell'autonomia finanziaria di tutti i soggetti che compongono il settore pubblico.

Ma la madre di tutte le riforme costituzionali è il rafforzamento dell'attuale quarto comma dell'articolo 81, quello che prescrive che le leggi che aumentano la spesa o riducono le entrate debbano trovare i mezzi per farvi fronte. Si tratta dell'articolo più eluso della nostra Costituzione. Quante volte il principio della copertura finanziaria è stato onorato nella forma e vilipeso nella sostanza: quando si sono decise spese aumentando il debito, o quando si è fatto finta che un beneficio riguardasse poche persone mentre invece era destinato a tanti, o quando infine ci si è illusi che un intervento valesse 100 quando in realtà costava mille? Tenere sotto controllo lo stock dei bilanci e magari cercare di ridurre la massa del debito è indispensabile, ma è obiettivo che non potrà avere successo se non si tira il freno a mano della spesa.

Bloccare per un periodo (un biennio?) gli aumenti spontanei della spesa pubblica, quelli che derivano dai meccanismi automatici e dagli effetti dell'inflazione, e non decidere nuove spese salvo casi eccezionali e previa contestuale riduzione di altre spese in corso non è un optional. Il bilancio pubblico non è diverso da quello di una qualsiasi famiglia: non si può spendere più di quanto si guadagna.

Come fare? Se la Costituzione stabilisse che non si possono finanziare le spese a debito, se non si trovano altre spese da tagliare non si può far altro che incrementare la tassazione. E se la Costituzione stabilisse che ogni aumento d'imposte deve essere approvato con la maggioranza dei due terzi del Parlamento, il gioco sarebbe fatto. Niente lievitazione della spesa e rapida messa in sicurezza dei conti pubblici. Senza trascurare il fatto che frenare le tasse vuol dire più risorse private per lo sviluppo.
Giuseppe Vegas è presidente della Consob

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