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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2011 alle ore 07:57.
L'ultima modifica è del 19 settembre 2011 alle ore 08:47.

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La miopia del Fondo nell'occuparsi dell'Europa finora è solo parzialmente dovuta al potere di voto europeo. È anche dovuta a una mentalità del "noi" e "loro" che ha in modo analogo pervaso la ricerca nelle società di investimenti più importanti di Wall Street. Analisti che hanno lavorato per tutta la loro carriera solamente sulle economie avanzate hanno preso l'abitudine di scommettere che le cose vadano sempre bene, perché per un paio di decenni prima della crisi le cose sono andate per lo più bene, molto bene.

Ecco perché, per esempio, così tante persone continuano a credere che una normale e veloce ripresa sia proprio dietro l'angolo. Ma la crisi finanziaria avrebbe dovuto ricordare a tutti che la linea di demarcazione tra economie avanzate e mercati emergenti non è un'evidente linea rossa.
Nel suo recente discorso a Jackson Hole il presidente della Fed, Ben Bernanke, si è energicamente lamentato che la paralisi politica è forse diventata l'impedimento principale alla ripresa. Ma gli analisti abituati a lavorare con i mercati emergenti sanno che questa paralisi è molto difficile da evitare dopo una crisi finanziaria.

Piuttosto che credere servilmente alle rassicurazioni dei politici, i ricercatori sui mercati emergenti hanno imparato a rimanere cinici rispetto alle promesse ufficiali. Troppo spesso, tutto quello che può essere fatto in maniera sbagliata viene fatto in maniera sbagliata. Questo scetticismo dovrebbe essere molto più presente nelle analisi delle dinamiche del debito europeo fatte dall'Fmi, invece di arrivare a conclusioni tirate che dovrebbero riuscire a far sembrare il debito sostenibile. Tutti quelli che guardano attentamente alle opzioni complesse che l'Europa ha per tirarsi fuori dalla camicia di forza del debito dovrebbero capire che i vincoli politici saranno un grosso ostacolo, non importa quale sarà la strada scelta dall'Europa.

Persino al di fuori dell'Europa, l'Fmi ha dato sempre troppo credito ai governi in carica, piuttosto che focalizzarsi sugli interessi di lungo termine del Paese e della popolazione. Il Fondo non sta rendendo nessun favore alla popolazione europea nel momento in cui non riesce a spingere aggressivamente per una soluzione più realistica, compresa una drammatica riduzione del debito per i Paesi periferici della zona euro e una ridefinizione delle garanzie dei Paesi più importanti.

Ora che il Fondo ha riconosciuto apertamente la presenza di grossi buchi di capitale in molte banche europee, dovrebbe iniziare a premere fortemente per un'ampia e credibile soluzione alla crisi del debito dell'eurozona, una soluzione che comprenda una rottura parziale della zona euro o una fondamentale riforma "costituzionale". Il futuro dell'Europa, per non dire il futuro dell'Fmi, dipende da questo.
Traduzione di Roberta Ziparo
© Project Syndicate, 2011

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