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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2011 alle ore 09:04.

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C'è un valore in cui credo più di altri. Quello della innovazione. È su questa capacità dell'uomo, un po' magica, tra l'istinto e il genio, che prosperano le civiltà. Ed è un'attitudine, come ci ha insegnato Schumpeter, che è propria soprattutto dell'imprenditore.
Perciò oggi siamo qui. Perciò ho l'orgoglio, e un po' di emozione, di inaugurare, nella più prestigiosa università italiana, una cattedra sull'imprenditorialità intitolata a mio padre Rodolfo.
Lo spirito imprenditoriale ha sicuramente una componente di istinto e di genio, è poi anche il risultato di una fitta trama di valori e dell'educazione familiare, ma il principio che ordina tutte queste variabili è in ultima istanza rappresentato dai percorsi di istruzione e formazione. E questo è tanto più vero oggi, con un mondo della produzione sempre più globale, articolato, complesso. Un mondo dove la specializzazione e le conoscenze tecniche sono spesso l'unica strada per vincere la sfida dei mercati. Per questo credo fortemente nell'iniziativa che oggi presentiamo.

Alimentare una nuova classe di imprenditori oggi in Italia significa contribuire in modo sostanziale a quel rilancio economico di cui abbiamo bisogno. Perché lo spirito imprenditoriale è volano di crescita e di competitività. Il nostro paese, oggi, nelle statistiche dell'Unione europea, è indicato tra quelli dove è più difficile intraprendere un'attività imprenditoriale. Siamo in fondo alle classifiche dei Paesi che attraggono gli investimenti stranieri. Viviamo in una realtà dove si fa sempre più fatica a immaginare la propria carriera professionale come “self employed”.
Non possiamo sorprenderci, allora, se cresciamo meno degli altri. Sono tante le ragioni di questo declino. E la prima è una politica debole che non riesce a fare le grandi riforme di cui questo Paese ha bisogno. Una politica timorosa, che non sa guardare oltre il tornaconto elettorale suggerito da questo o quel sondaggio e rinvia ogni decisione per non scontentare nessuno.

Io resto convinto che, anche nella nostra vecchia Europa, i governi possano fare molto per aiutare i paesi a riprendere la via dello sviluppo. Ad esempio con riforme come l'aumento dell'età pensionabile, lo spostamento del peso fiscale dal lavoro e dall'impresa ai patrimoni, la liberalizzazione degli ordini professionali. Ma anche la creazione di un ambiente più favorevole all'affermarsi dello spirito imprenditoriale è un asset essenziale per lo sviluppo: abbattendo per esempio la burocrazia che oggi si impone come una vera e propria barriera all'ingresso per le nuove imprese oppure investendo appunto in formazione economica e d'impresa.

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