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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2011 alle ore 08:05.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2011 alle ore 09:08.

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Il nuovo panorama ha prodotto una discrepanza sempre più accentuata fra la realtà della finanza globale e le autorità che dovrebbero vigilare su di essa. È vero, gran parte di queste istituzioni si sono allargate alle grandi economie emergenti, ma solo in un caso il direttore generale proviene da uno di questi Paesi (il segretario generale dell'Ocse, il messicano Ángel Gurría).

Come ha dimostrato il caso della successione di Dominique Strauss-Kahn al Fmi, i Paesi emergenti restano reticenti a prendere l'iniziativa per forzare un riequilibrio. Ma il tempo gioca a loro favore. Gli occidentali dovrebbero rendersi conto che è nel loro interesse rinunciare unilateralmente a una parte di queste cariche, invece di difendere i diritti acquisiti. Per fare una cosa del genere serve un cambiamento colossale dei loro schemi mentali, specialmente per gli europei, sovrarappresentati in questo sistema più degli americani.

Un cambiamento concreto potrebbe includere il trasferimento di alcune istituzioni in Asia, o almeno il trasferimento dei segretariati di alcune delle commissioni di Basilea, tra cui lo stesso comitato per la stabilità finanziaria, e della Fondazione Ifrs, l'organismo di cui fa parte lo Iasb. Dal punto di vista logistico, non sarebbe complicato. Un piano più ambizioso potrebbe includere il trasferimento della sede centrale della Banca mondiale o dell'Fmi al di fuori degli Usa. Almeno per un periodo di transizione bisognerebbe dare la priorità ai candidati non occidentali per le cariche direttive delle autorità finanziarie globali.

Certo, la francese Christine Lagarde e lo svedese Stefan Ingves, nominati a capo rispettivamente del Fmi e del Cbvb, sono altamente qualificati. Ma di talenti ce ne sono parecchi anche in altre parti del mondo. Le prossime nomine importanti (al Comitato per la stabilità finanziaria il mese prossimo, alla Ifrs nelle prossime settimane e alla Banca mondiale nel 2012) dovrebbero andare a candidati non occidentali.

Anche in questo caso non ci sarà nessuna garanzia che le autorità finanziarie globali riescano nel loro compito. Ma senza un riequilibrio serio come quello che ho tracciato, scivoleranno senz'altro nell'irrilevanza, cosa tanto più grave in quanto il mondo ne ha più che mai bisogno.

(Traduzione di Fabio Galimberti)
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