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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2011 alle ore 06:39.

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Insomma nel nome del mattone - ad Aprilia è abusivo il 40% degli immobili - la pace è certa e il questore, a domanda di Rugghia, risponde che «rapporti conflittuali non ne sono emersi. Se ci fossero stati avremmo avuto indubbiamente dei sentori molto più chiari». Una pace che durerà eccome, viste le prospettive di crescita di questa città che nel 1991 aveva 47mila abitanti. Venti anni dopo ne ha ufficialmente 70mila e nell'ultimo decennio è cresciuta del 24% (la provincia in media del 12%). Lo stesso questore azzarda una previsione: 100mila abitanti a breve, vista anche la vicinanza con la capitale e la facilità dei collegamenti.
Non solo quartieri nuovi ma anche commercio e negozi, altro straordinario volano del riciclaggio. Per queste e altre denunce un questore, per la prima volta nella storia di questa provincia, insieme al capo della Squadra mobile Cristiano Tatarelli e a due ispettori del commissariato di Formia, l'8 settembre si vedrà recapitare una busta con proiettili e minacce.
Anche il questore sa che bisogna porre maggiore attenzione alle imprese, spesso alle prese con la criminalità. Pochi mesi fa quattro quattro proiettili da arma da fuoco sono stati affissi con un nastro sulla serranda dello sportello di Aprilia dell'azienda Acqualatina. Ad Aprilia, nel 1951 si insediò il primo stabilimento industriale, quello della Simmenthal. La cittadina cambiò volto e offrì lavoro anche a tantissimi stranieri (qui c'è la più ampia comunità rumena in Italia, con il 7% sulla popolazione residente). Attualmente ad Aprilia ci sono un centinaio di stabilimenti, tra cui alcune importanti multinazionali, come Abbot, Wyeth Lederle (farmaceutica), Bridgestone (pneumatici) e Kraft (alimentari).
Il sindaco di Aprilia, Domenico D'Alessio, cade dalle nuvole e quando Radio 24 lo contatta per chiedergli di andare in onda nella trasmissione "Sotto tiro" non conosce la relazione del questore (quando si dice la sinergia tra le istituzioni) e non si meraviglia del fatto che i giornali locali non ne abbiano parlato. Anzi.
Comunque non si perde d'animo e dopo avere letto gli atti della Commissione parlamentare, alcuni giorni dopo interviene in trasmissione. «In campagna elettorale - dichiara D'Alessio, 62 anni, eletto il 7 giugno 2009 in una lista civica vicina al centro-destra - ho denunciato chiaro e tondo il rischio di infiltrazioni nel nostro territorio e ho mandato messaggi molto forti a chi credeva che ci fosse ancora spazio per le speculazioni. Il muro alle mafie è un punto fermo della mia Giunta».
L'unico muro che in questo momento serve opporre a quello in mattoni di camorra e 'ndrangheta.
Le parole del sindaco sono sincere ma si rimane sempre stupefatti di fronte alla politica che allargare le braccia e che mostra vergin stupore a certe notizie. «Sempre più inquinati - scriveva il sostituto procuratore nazionale antimafia Luigi De Ficchy, già nella relazione di fine 2009 della Dna - risultano in particolare il territorio di Aprilia e Ardea dove si nota una sinergia tra esperienze criminali di matrice camorristica, calabrese e siciliana».
Il 12 maggio 2008, presentando il suo Rapporto, l'Osservatorio per la legalità della Regione Lazio scriveva testualmente che «l'insieme del tessuto amministrativo e politico nella grande maggioranza dei Comuni della regione finora ha mostrato una buona tenuta, anche se, soprattutto in molti Comuni delle province di Roma, Frosinone e Latina, i tentativi di infiltrazione della macchina amministrativa e politica sono in atto da tempo e avvengono secondo un copione sperimentato: l'arrivo di insospettabili figure imprenditoriali, soprattutto nell'edilizia e nel commercio, che stabiliscono rapporti collusivi con il personale politico e amministrativo locale».
L'articolo è estratto dal capitolo: "A nord di Gomorra tra città abusive e laboratori di intessi criminali",
del libro Vicini di mafia - Storie di società ed economie criminali della porta accanto
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p Roberto Galullo, inviato del Sole 24 Ore, presenta in questo volume alcune storie emblematiche di economia criminale: sono vicende che vengono non solo dal Sud Italia ma anche dal Nord-Est, dalla Toscana – dove i Casalesi regnano nel turismo –, dalla Sardegna e da Roma, capitale delle mafie internazionali.

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