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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2011 alle ore 08:31.

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La probabile conversione del debito dall'euro in moneta nazionale verrebbe classificato come default. Costi di finanziamento e premi di rischio salirebbero di 700 punti base. L'analogo processo per i depositi delle banche, tra l'altro ormai impossibilitate a battere liquidità alla Bce, vedrebbe il ritorno dei controlli e tetti giornalieri al ritiro di cash per bloccare fughe dei capitali. A una svalutazione del 60% i partner Ue risponderebbero con dazi del 60% sull'export dei separatisti. Fine anche dell'Unione europea.

In soldoni la scelta costerebbe inizialmente tra 9.500 e 11.500 euro pro capite, cioè il 40-50% del Pil. Poi dai 3mila ai 4mila euro all'anno. Un disastro. Nemmeno per i magnifici quattro della tripla A, Germania, Olanda, Finlandia, Austria (lo studio non considera Francia e Lussemburgo della partita) sarebbe un affare uscire dall'euro. Tutt'altro. Il grande marco si apprezzerebbe subito del 40% rispetto all'euro, facendo crollare l'export tedesco e mettendo fuori mercato le sue piccole e medie imprese. Il mini-club si ritroverebbe con il debito detenuto in euro svalutato rispetto a quello nella nuova moneta e proteste assicurate da parte dei detentori. Con la necessità di convertire tutte le obbligazioni societarie e di ricapitalizzare le banche commerciali con asset in euro. E l'aumento di 200 punti base dei costi di finanziamento.

Tra moneta forte, reciproche barriere tariffarie, riduzione della crescita economica nell'area euro, il volume del commercio tra ricchi e poveri crollerebbe del 20%. Costo pro capite immediato per la Germania tra 6mila e 8mila euro, pari al 20-25% del Pil. E negli anni successivi di 3.500-4.500 euro. Il tutto, quando per i tedeschi i costi di un default congiunto di Grecia, Irlanda e Portogallo, accompagnato dalla ristrutturazione del debito con haircut del 50%, supererebbero di poco i mille euro a testa.

La morale è evidente. Meglio decidere davvero al vertice di Bruxelles disarmando gli ardori della speculazione. Meglio che ognuno faccia i compiti a casa. I Paesi fuori linea accettando, con austerità e riforme, anche di finire con la sovranità di bilancio in amministrazione controllata. La Germania assicurando in cambio solidarietà, cioè la garanzia collettiva sul debito dell'area. Fantaeurolandia? «Se il progetto europeo crolla, ci si può chiedere quanto tempo ci vorrà per ritrovare di nuovo lo status quo. Ricordate la rivoluzione tedesca del 1848: quando fallì, a noi tedeschi ci sono voluti 100 anni per ritrovare lo stesso livello di democrazia». Parola di Jürgen Habermas.

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