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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2011 alle ore 08:31.

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L'intervento coordinato delle maggiori banche centrali occidentali, mirato a migliorare la gestione della liquidità, può essere un'ottima sveglia per l'Europa, sotto almeno tre punti di vista. Da un lato, in attesa delle decisioni politiche sulla disciplina fiscale, può dare forze alle colombe della Bce favorevoli a una più risoluta politica di stabilizzazione finanziaria, in assenza di rischi inflazionistici.

Dall'altro lato, può far rinsavire l'Eba, prima che la sua assurda politica sulla ricapitalizzazione bancaria diventi concausa della prossima crisi di liquidità. Infine indica anche che la politica europea di stabilità potrebbe essere ancor più efficace se concertata con le altre banche centrali; ad esempio, finalmente la Fed potrebbe fare qualcosa di buono, acquistando titoli sovrani europei. Già questa estate, di fronte a una crescente instabilità sui mercati finanziari e bancari globali, avevamo auspicato (Il Sole 24 Ore del 20 agosto) la creazione di un G-5 delle banche centrali, avente come obiettivo un coordinamento della liquidità.

Fin da allora era evidente che l'incertezza e la sfiducia che stavano prendendo nuovamente i mercati dovevano essere affrontati con una politica efficace e globale della liquidità. L'aver dimenticato per un ventennio l'importanza di una disciplinata gestione della liquidità è stata la causa principale della crisi, insieme alla cattiva regolamentazione finanziaria.

La banca centrale americana è la grande responsabile di quello che è successo. La politica monetaria ha completamente trascurato quello che stava accadendo sui mercati finanziari. Il termometro dei prezzi segnava calma piatta: l'eccesso di liquidità, in una situazione di aspettative di crescita stabilmente positive, andava a gonfiare i mercati finanziari, in termini di dimensione, complessità e interconnessione. Il rischio di esplosione finanziaria è stato ignorato; gli effetti li conosciamo tutti.
Oggi la Bce deve evitare di commettere gli stessi errori, in una situazione simmetrica rispetto a quella del 2007-2009. Una politica monetaria disciplinata ha ottenuto in questi anni un risultato invidiabile: stabilità dei prezzi e delle relative aspettative. In un simile contesto, però, la Bce deve guardare ai mercati finanziari e accorgersi che, in presenza di aspettative di crescita stabilmente negative, l'aggravarsi della crisi dei debiti sovrani sta portando a una crisi di liquidità.

Non basta: la Bce deve guardarsi dal fuoco amico rappresentato dalle decisioni dell'Eba in tema di ricapitalizzazione delle banche. Chi scrive fa fatica a spiegare in aula ai propri studenti quale sia la logica che ha spinto l'autorità di vigilanza europea a prendere provvedimenti sulla capitalizzazione e sulla contabilizzazione dei debiti sovrani che non servono a nulla in termini di stabilità, ma senz'altro aumentano i rischi di crisi di liquidità delle banche. Poiché l'analisi economica tradizionale non serve, occorre ricorrere all'economia politica, spiegando che le regole spesso seguono l'analisi costi–benefici dei politici e dei burocrati, non l'interesse generale.

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