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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2011 alle ore 08:34.
L'ultima modifica è del 22 dicembre 2011 alle ore 08:57.

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Dopo l'approvazione della nuova manovra di bilancio è finalmente arrivato per il Governo il momento di parlare di sviluppo. E quando si parla di sviluppo si deve innanzitutto parlare del Sud. Nel Sud lo sviluppo non parte. Non crescono le imprese che esistono, non ne nascono di nuove, non ne arrivano da fuori. C'è un chiaro problema di "business environment".

Il Governo rilancia la politica delle infrastrutture, a cominciare dalle ferrovie, e ha inserito la priorità della scuola nell'accordo da poco raggiunto con le regioni.
Le ferrovie al Sud sono sicuramente utili, soprattutto se pagate con i fondi europei. Ma i lavori pubblici o il sussidio degli investimenti privati non fanno il rilancio del Sud. Non solo i grossi programmi di investimento in capitale fisico non sono la soluzione, sono parte del problema.
La camorra a Napoli è esplosa dopo il terremoto dell'Irpinia, perché gli aiuti e i soldi pubblici hanno favorito la corruzione e la criminalità.

Il problema più grave del Sud, lo diceva già nel 1891 l'economista Vilfredo Pareto, non è la mancanza di infrastrutture, ma sono piuttosto il ritardo nell'istruzione, un'offerta di credito inadeguata, i meccanismi della politica che funzionano male. In 120 anni questi problemi non sono stati risolti. Secondo le statistiche dell'Ocse il divario Nord-Sud nella qualità dell'istruzione è praticamente uguale a quello che si trova nei dati sull'analfabetismo del 1891. Il credito al Sud è ancora scarso e caro. La politica imbrigliata. La criminalità diffusa.
Questi sono problemi difficili, la cui soluzione richiede tempo. Per governi assillati dalla prossima scadenza elettorale si tratta di problemi insormontabili. Per questo ci rivolgiamo ad un governo tecnico come quello di Monti, dove i ministri sono liberi dall'assillo elettorale perché si sono tutti impegnati a non presentarsi alle prossime elezioni. Proprio per questo il governo Monti può cominciare un piano di riforma vero, che non crei l'illusione dello sviluppo temporaneo, ma le condizioni per una crescita duratura.

Il problema del gap di istruzione è alla nostra portata, perché la tecnologia di produzione del servizio istruzione ha fatto progressi significativi negli ultimi anni. Basta copiare, adattando, ciò che si fa nei Paesi che riescono meglio. L'accordo fra il Governo e le Regioni del Sud tocca già punti importanti, ma manca una chiara intenzione di disegnare un sistema di incentivi seri per gli insegnanti, che è imprescindibile. Uno studio McKinsey trova che il segreto del successo della scuola finlandese è molto semplice: selezione degli insegnanti. Solo un candidato su dieci è scelto. Ovviamente per poter selezionare buoni candidati il pool deve essere sufficientemente qualificato, e per questo ci vogliono salari più elevati. Più che spendere in capitale fisico, spendiamo in capitale umano pagando di più gli insegnanti al Sud per colmare il divario di istruzione. Ma facciamolo a fronte di selezioni severe e risultati misurabili, perché altrimenti sono soldi buttati.

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