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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2011 alle ore 08:34.
L'ultima modifica è del 22 dicembre 2011 alle ore 08:57.

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Confidiamo che il problema venga presto messo in agenda, ma c'è ancora dell'altro: bisogna fare in modo che queste politiche diventino irreversibili. Un passo significativo in questa direzione sarebbe la centralizzazione degli esami in uscita, delle scuole medie inferiori e superiori. Valutando uniformemente gli esami sul territorio nazionale (con opportune misure per evitare che i risultati siano falsati dalla possibilità di copiare) si metterebbero in evidenza le differenze nella qualità dell'istruzione. Una volta identificate nessun governo futuro potrebbe ignorarle.

Il problema del credito è innanzitutto un problema di efficienza della giustizia civile. Come uno studio di Bankitalia dimostra l'ammontare del credito è minore e il differenziale di interesse maggiore laddove i tribunali sono più lenti. A Catanzaro un processo civile dura 52 mesi, quasi il doppio che a Trento. Secondo le stime Bankitalia se Catanzaro avesse la stessa lunghezza dei processi di Trento i tassi di interesse praticati alla clientela scenderebbero di 3 punti percentuali. Non siamo degli esperti di giustizia civile, ma dubitiamo che un governo tecnico, se ne fa una priorità, non sia in grado di dimezzare la lunghezza dei processi.
I problemi più difficili sono quello politico e quello della criminalità. Purtroppo sono legati, perché molti politici al Sud (ma non solo al Sud) hanno non solo un passato, ma anche un presente criminale. Per risolvere questo problema bisogna investire nelle forze dell'ordine e nella giustizia penale.

L'incapacità dei pubblici ministeri italiani di raccogliere prove indiziarie che resistano in giudizio (vedi processo di Perugia) è un problema serio. Di nuovo non siamo degli esperti di giustizia penale, ma il ministro Severino lo è. Dubitiamo che se il governo ne fa una priorità non sia in grado di migliorare la situazione. I segnali della società civile ci sono (vedi la battaglia contro il pizzo della Confindustria siciliana), ma queste iniziative vanno aiutate e protette, altrimenti falliscono. Un punto su cui possiamo dare un contributo è il legame tra il problema politico e la dimensione del settore pubblico, che ostacola la concorrenzialità dei mercati. Quel flusso di trasferimenti, di cui il Nord giustamente si duole, per il Sud è stato veleno. Ha favorito il clientelismo politico e ostacolato la valorizzazione dei talenti. Per liberare energie produttive e migliorare il business environment quel flusso va chiuso, ridimensionando il pubblico impiego locale, gonfiato dai decenni di politica di scambio: il voto per un "posto". Meglio se questi soldi sono spesi in giustizia e istruzione.
È sicuramente un progetto di lungo periodo, ma ci vuole un governo che voglia partire. Quello in carica avrà pur solo un anno, ma deve tentare.

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