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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2011 alle ore 06:40.

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Succede che un'operazione vada male, soprattutto in tempi di crisi; succede un po' meno di frequente che dopo un lungo controllo di Bankitalia gli ispettori ordinino una ricapitalizzazione di 50 milioni del Mediocredito Friuli-Venezia Giulia. Si scommette poco sul venture capital (Friulia ha un fondo apposito, Aladin, che al momento finanzia soltanto due start up) e troppo su attività mature. Il governatore Tondo ha assicurato che entro la primavera prossima la Regione e Friulia (praticamente la stessa cosa) scuciranno 30 dei 50 milioni per rinsanguare il capitale della banca regionale. Al resto penseranno gli altri soci privati, guidati da Massimo Paniccia, un veterano della finanza. Paniccia concentra nelle sue mani un potere considerevole: oltre a presiedere la fondazione Cassa di risparmio di Trieste (primo azionista privato di Mediocredito), è proprietario e amministratore delegato della Solari di Udine, presidente di Acegas-Aps, la multiutility di Trieste e Padova e presidente del Mediocredito. Conflitti d'interesse evidenti, sussurrano i triestini. Ma nel rito friulan-giuliano è tutto tranne che un'anomalia.

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