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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2012 alle ore 07:42.
L'ultima modifica è del 20 gennaio 2012 alle ore 06:40.

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Il dibattito sui fondi per la ricerca universitaria continua. Avviato sul Sole 24 Ore del 3 gennaio scorso dalla lettera aperta di Fabio Beltram e Chiara Carrozza – direttori rispettivamente della Scuola Normale e della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa – e seguìto da altri interventi, qualche effetto l'ha prodotto.

Il ministro Francesco Profumo ha modificato i bandi relativi ai Prin (Progetti di ricerca di interesse nazionale) e ai Firb (Futuro in ricerca per i giovani) emanati il 27 dicembre. I decreti sono datati 12 e 13 gennaio, ma il tam tam sui siti di docenti e studiosi ha iniziato a rimbalzare in questi ultimi giorni. Naturalmente c'è chi si rallegra e chi – al contrario – si dichiara ancora insoddisfatto.
L'assetto generale dei provvedimenti non è stato cambiato. Tuttavia, alcuni correttivi dovrebbero dare maggiori opportunità di competere alle realtà realtà accademiche meno grandi. Nel caso del Prin risultano ritoccate certe caratteristiche per la presentazione dei progetti nelle 14 aree disciplinari in cui sono classificati i vari ambiti di ricerca. Per le scienze fisiche, chimiche, biologiche e mediche, nonché per l'ingegneria industriale e dell'informazione, il budget per proposta dovrà restare compreso tra gli 800mila e i 2 milioni di euro (minimo cinque unità di ricerca, nessuna delle quali con costo inferiore ai 100mila euro).

Per tutte le altre aree, invece, si è variata la forbice dei costi: da 400mila euro (prima era 600mila) a 1,5 milioni (contro i 2 precedenti), con minimo di due unità (erano cinque) e nessuna delle quali con un costo inferiore a 75mila euro (contro i 100mila del bando del 27 dicembre). Sono state spostate anche le date di chiusura del bando, posticipandole di circa un mese.
Dunque, un passo indietro del ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca? «Non è così – risponde Francesco Profumo -. Semplicemente si tratta del risultato di un confronto costruttivo e mirato a migliorare il bando». Aggiunge: «Siamo intervenuti nei criteri d'individuazione del numero di proposte ammissibili per ciascuna università, tenendo conto del numero dei progetti approvati negli ultimi tre bandi Prin. Il criterio premia la qualità sia dei grandi sia dei piccoli atenei, pur limitando il numero di proposte da selezionare.

L'obiettivo rimane quello del gioco di squadra, affinché il sistema della ricerca nel suo complesso possa competere al meglio in sede internazionale e, soprattutto, europea. Le proposte saranno valutate con attenzione e con tre valutatori. Saranno selezionati presumibilmente tra i 150 e i 200 progetti, co un finanziamento medio di un milione, con regole e modalità in linea con l'Europa».

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