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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2012 alle ore 08:19.
L'ultima modifica è del 16 febbraio 2012 alle ore 06:41.

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La stessa preoccupazione è alla base della dichiarazione del presidente della Bce sulla non utilità di nuovi stress test nel 2012. I leader devono rinforzare le difese del sistema bancario estendendo una garanzia comune di tutta l'Eurozona ai programmi nazionali di garanzia dei depositi, per prevenire ogni rischio di assalto agli sportelli, ma non possono sperare di ridargli stabilità senza rinforzare le fondamenta con l'introduzione di titoli di Stato comuni a tutta l'Eurozona.
La terza è che la soluzione della crisi non dipende da ingegnose operazioni finanziarie, ma da passi avanti sul fronte dell'assetto politico e istituzionale. Il sistema politico dell'Eurozona, basato sugli Stati nazionali, comincia a mostrare la corda: la Bce ha stabilito i tempi del cambio di Governo in Italia, la Grecia potrebbe perdere anche formalmente la sovranità su alcuni elementi della sua politica economica, la cancelliera tedesca sta ritagliandosi un ruolo da protagonista nelle presidenziali francesi.

Ma se da un lato i sistemi politici nazionali perdono autonomia, dall'altro le istituzioni europee esistenti rimangono troppo deboli e troppo poco democratiche per offrire un contesto adeguato per le decisioni politiche. Non dispongono del potere decisionale concreto e della capacità di far sentire i cittadini europei rappresentati. Questi due aspetti si rafforzano vicendevolmente e sono necessari progressi importanti su entrambi i fronti. Un'equa rappresentazione dei cittadini dell'Unione nel Parlamento europeo (dove in questo momento i Paesi più grandi sono sottorappresentati) sarebbe un buon punto di partenza, come ha suggerito la Corte costituzionale tedesca nel 2009. Per realizzare una di queste cose servono modifiche ai trattati, con i rischi che comportano: ma è l'unico approccio che abbia speranza di rendere l'euro sostenibile.
Queste sfide si riflettono in quello che al momento è il principale campo di battaglia, cioè la Grecia.

Il Governo tedesco sembra aver accettato l'idea che un'uscita della Grecia dall'euro scatenerebbe un contagio disastroso, ma il sistema politico greco non riesce a produrre l'aggiustamento necessario. Messi di fronte a una scelta netta, i greci in maggioranza (anche se non tutti) preferirebbero l'euro a una difesa massimalista della sovranità economica del Paese. Ma perché il compromesso sia accettabile questa sovranità dev'essere trasferita a un'entità democratica di cui i greci stessi possano far parte, non alla Germania o a "Merkozy". Cioè un adeguamento delle istituzioni comunitarie è una condizione per la risoluzione del problema greco.
Non c'è un modo semplice né rapido per risolvere l'equazione dell'Eurozona, ma una cosa è certa: lo status quo, anche con il Meccanismo europeo di stabilità e con il patto di bilancio, è instabile e insostenibile. Il momento di bonaccia sui mercati dev'essere usato dai leader politici per preparare i prossimi passaggi. Altrimenti sarà un'altra occasione perduta e il prezzo da pagare per il tempo perso sarà ancora più alto.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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