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Questo articolo è stato pubblicato il 29 febbraio 2012 alle ore 09:23.
L'ultima modifica è del 29 febbraio 2012 alle ore 09:23.

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Originariamente la cerimonia d'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università Bocconi avrebbe dovuto tenersi in autunno, come di consueto. Per cui avevo cominciato a impostare la mia relazione nello scorso ottobre. Allora l'Italia era nell'occhio del ciclone della crisi finanziaria, e la mia relazione era impostata intorno al concetto di fiducia. Ma in senso negativo: l'Italia era nel pieno di una crisi di fiducia, e volevo sottolineare come le istituzioni credibili di cui il paese dispone e in particolare anche il sistema universitario potessero dare un contributo per uscire da quella crisi.

Non avrei mai immaginato che ciò potesse essere così vero e accadere così in fretta. Grazie all'eccezionale lavoro del governo, non solo l'Italia sta recuperando la fiducia degli altri, ma sta ritrovando fiducia in se stessa e nel proprio futuro. Questi mesi sono importanti non solo per ciò che è stato fatto, per i provvedimenti che hanno riportato in equilibrio i conti pubblici, per le riforme che stanno ponendo le basi per la crescita futura. È importante anche il modo in cui ciò sta accadendo. Riforme che una volta parevano impossibili sono state varate in breve tempo e senza grandi opposizioni, anche grazie al senso di responsabilità e alla disponibilità alla cooperazione di tutte le parti coinvolte. Inoltre, l'autorevolezza di cui gode il governo in sede internazionale, e la consapevolezza che il paese ha saputo reagire alla crisi affrontando le sfide con maturità e determinazione, stanno rinforzando l'identità nazionale e l'orgoglio di essere italiani. Tutti questi sono segnali importanti di trasformazione del paese, che giustificano pienamente la fiducia nel futuro, soprattutto da parte dei giovani.

La fiducia pertanto è ancora un concetto centrale di questa mia relazione. Ma in senso positivo. Grazie al grande impegno di tutta l'università, anche la Bocconi guarda con fiducia al futuro, ed è pronta ad affrontare le sfide che ha davanti a sé. Questa fiducia è pienamente giustificata, perché in questi anni la Bocconi si è trasformata. Nel nostro piccolo, negli anni passati abbiamo affrontato alcune delle sfide che ora il paese si trova ad affrontare molto più in grande: come valorizzare il merito e attrarre talenti, come rinforzare la credibilità internazionale, come trasmettere al nostro interno i valori di rispetto reciproco e delle regole, di pluralismo, di coesione e solidarietà.

La nostra azione è stata guidata e facilitata da due principi profondamente radicati nella tradizione della Bocconi: l'indipendenza da ogni potere politico ed economico e il riconoscimento del merito e la valorizzazione delle capacità individuali. Questi due principi sono complementari tra loro. Solo un'istituzione profondamente meritocratica può essere davvero indipendente. Il riconoscimento del merito spinge gli individui a essere autonomi e indipendenti e l'autonomia individuale è uno dei pilastri su cui si regge l'indipendenza dell'istituzione. E viceversa, l'indipendenza è un prerequisito per la meritocrazia, perché consente di premiare gli individui in base al merito, anziché a criteri di appartenenza o di relazione. Inoltre, il riconoscimento del merito e la valorizzazione delle capacità individuali, in un contesto di eguaglianza delle opportunità, sono essenziali per costruire un clima di fiducia interno ed esterno: un'istituzione è tanto più credibile quanto più è in grado di offrire opportunità a tutti i propri membri riconoscendone il merito in una condizione di parità.

Tuttavia, le sfide che la Bocconi ha affrontato in questi anni continueranno a essere quelle su cui dovremo misurarci in futuro, sia dentro la nostra università che a livello dell'intero paese. Se andiamo a vedere come sono nate e cresciute le grandi università internazionali, e come hanno mantenuto la loro leadership nel tempo, vi sono tre ingredienti indispensabili che ricorrono, e che sono stati cruciali in passato anche per la Bocconi.
Il primo e più importante ingrediente sono le persone. In un'università, come in molte altre organizzazioni complesse, sono gli individui che fanno la differenza. La qualità delle persone e la capacità di valorizzare le potenzialità individuali sono cruciali. Mantenere un ambiente meritocratico e sempre alla ricerca di accrescere il proprio capitale umano sarà fondamentale per il successo della Bocconi, come per il resto del paese. Il secondo ingrediente sono le idee e soprattutto i valori. Non basta mettere insieme individui brillanti per creare un clima costruttivo e stimolante. Occorre anche che essi condividano alcuni valori fondamentali: pluralismo, libertà di pensiero, razionalismo critico, valorizzazione del merito, rispetto e fiducia reciproca. E occorre che questa condivisione porti a identificarsi con l'istituzione, facendo scaturire l'entusiasmo di partecipare a qualcosa di importante e innovativo, che lascerà il segno.

Il terzo ingrediente che ha accompagnato le università che hanno avuto successo è un ambiente esterno favorevole. Le grandi università americane sono nate e cresciute grazie a lasciti di privati. Molte di loro, a cominciare da Harvard e Mit, hanno potuto espandersi anche perché le città che oggi le ospitano avevano donato loro dei terreni di proprietà pubblica. Inoltre, le grandi università indipendenti dal potere economico e politico sono una riserva di capitale umano a cui attingere nei momenti di difficoltà. Queste donazioni, pubbliche e private, sono state lungimiranti, perché le grandi università hanno portato ricchezza materiale e intellettuale alle aree circostanti. Anche la Bocconi, naturalmente, è il frutto della generosità e lungimiranza di un fondatore privato, e di un ambiente istituzionale e legislativo esterno che, anche se perfettibile, lascia comunque ampi margini di flessibilità alle istituzioni private. E anche la Bocconi sta restituendo alla comunità locale e a tutto il paese i frutti della generosità passata di cui ha beneficiato.

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