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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2012 alle ore 08:15.

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E tuttavia il mercato guarda con apprensione ai conti della pay tv, con una stima di perdita operativa a fine 2011 per 70 milioni.
Certo, la crisi dei consumi delle famiglie ha toccato anche il settore della pay tv, tutta la pay tv. Il settore cresce poco. Ma mi lasci dire che il valore di questa attività per noi non è solo nell'ultima riga di bilancio. Se non l'avessimo avviata avremmo lasciato carta bianca a Sky, "regalandole" altri milioni di clienti e creando un potenziale concorrente anche nel nostro core business, la pubblicità. Oggi abbiamo arginato la crescita di Sky, abbiamo oltre due milioni di abbonati che si sommano alle carte prepagate e catturiamo con le nostre reti parte dell'erosione di share delle tv generaliste. In sintesi: Mediaset Premium andava fatta e i risultati ci stanno dando ragione.

Veniamo ai conti. Nei primi nove mesi i ricavi sono fermi, la pubblicità frena ma i costi non si riducono. Non siete partiti tardi sul recupero dell'efficienza?
La decisione di incidere sui costi è arrivata a luglio dello scorso anno, quindi la risposta è no, non siamo in ritardo. Naturalmente gli effetti delle nostre azioni si dispiegheranno progressivamente in tre anni. A regime, nel 2014, avremo ridotto la nostra base di costi di 250 milioni.

Visto che i diritti del calcio continuano a lievitare significa fare meno film importanti, meno prime visioni?
Beh, questo sarebbe autolesionista, Publitalia vende e realizza risultati sulla base dell'offerta globale. Quindi si taglia tutto ma non la qualità del prodotto. Gli spazi per ottimizzare i costi ci sono, in passato c'erano margini diversi e ora bisogna intervenire. Ridurremo il costo orario delle fiction e punteremo con forza sull'intrattenimento, agiremo sui rinnovi contrattuali delle star e a tutti i fornitori abbiamo spiegato che i tempi sono cambiati e quindi le politiche di prezzo vanno riviste. Anche le strutture saranno ottimizzate, compreso il numero di sedi di Publitalia. Insomma, coglieremo l'occasione della crisi per arrivare più leggeri al 2013, quando a nostro avviso il mercato ripartirà e potremo sfruttare al meglio la nostra forza, che ci vede protagonisti nella tv generalista, con buoni ascolti anche in questa prima parte dell'anno.

Ridurrete anche il personale?
Non ci sarà alcun licenziamento ma agiremo per snellire l'assetto organizzativo, agevolando le uscite programmate, valutando le situazioni che sono già vicine alla pensione. Nessuna azione drastica ma efficaci operazioni di manutenzione.

Veniamo ai concorrenti. Se dopo il Governo dei tecnici arrivasse anche una Rai dei tecnici avreste qualche problema in più?
Direi di no. Sul fronte degli spot la Rai fattura un terzo rispetto a noi perché ha la fortuna di avere la certezza del canone. Certo, se penso alla stabilità del management, vedo che qui in Mediaset ci sono ruoli chiari e di lungo termine. La Rai questa stabilità non l'ha mai avuta e questo non aiuta.

Il Governo ha preso tempo sul beauty contest delle frequenze. A titolo oneroso sareste disposti a comprare?
I nuovi canali sono già tantissimi. Le emittenti non sono disposte a svenarsi per ottenere frequenze. Quello che però è inaccettabile è il cambio delle regole del gioco in corsa. Questo settore ha già le sue difficoltà, l'importante è che non si freni il libero mercato e la concorrenza.

Ultima notazione politica. Ora che Berlusconi non è più leader del Governo teme qualche disaffezione da parte degli investitori?
Guardi, i risultati migliori di Publitalia li abbiamo raggiunti con i Governi Prodi e D'Alema perché il mercato in quegli anni era florido. Pensa che Coca Cola o Unilever prendano le loro decisioni con criteri politici? La pubblicità è un investimento da cui le aziende vogliono ottenere il massimo ritorno in termini di comunicazione, visibilità, vendite. La nostra forza è nell'offerta forte e completa che possiamo mettere in campo, unica in Italia.

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