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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2012 alle ore 08:00.

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In altri termini, per crescere, oggi, occorre anche una cultura imprenditoriale innovativa, una cultura delle professioni, una robusta etica del lavoro: una cultura capace di mobilitare e mettere in valore le abilità degli individui. Oltretutto, l'Italia è un puzzle con punti di forza, ma anche di brucianti debolezze.

Ad esempio, la difesa di un ambiente, ferito e sempre più compromesso, richiede un'elasticità culturale per ottenere equilibrio tra crescita economica e qualità della vita (la sostenibilità dello sviluppo). Oppure, è il caso dei nostri piccoli imprenditori, che, sebbene in passato abbiano reso industriale questo Paese, povero di grandi gruppi, nella crisi odierna, rappresentano una debolezza. Per non parlare degli sprechi e delle inefficienze della Pa, riguardanti anche il cuore della cultura italiana che, oltre alle vestigia del passato, avrebbe avuto l'obbligo di promuovere istruzione, educazione, ricerca, creatività, arte, insomma, promuovere cultura e sapere dei suoi cittadini.
I presupposti per un mutamento di rotta ci sono, dato che ben tre ministri hanno in sostanza sottoscritto il manifesto del Sole 24 Ore. C'è da sperare che ci siano anche i presupposti sociali visto che anche oggi forgiamo talenti.

Fuggono, perché questo Paese non è in grado d'accendere motori dell'economia della conoscenza e della cultura e perché un po' tutti ci comportiamo come gli automobilisti romani negli anni Sessanta, che guidavano con orgogliosa indifferenza attorno al Colosseo, ridotto alla stregua di antenato delle attuali rotatorie. Oggi abbiamo bisogno di maggiore attenzione civica per ciò che vale ed è in moto nella nostra cultura. C'è necessità di economia della cultura per rendere efficienti le nostre reti e le nostre infrastrutture e le amministrazioni in campo artistico e dei beni culturali e per questo occorrono competenze aziendali e gestionali, creative e innovative.
D'altro canto, è necessaria imprenditorialità "in carne e ossa", la cultura dell'economia per attivare motori supplementari di sinergie di sviluppo tra la nostra economia produttiva e il nostro mood culturale e professionale.

Per progredire, l'economia della cultura necessita di progetti integrati (alcune regioni, come le Marche, stanno cercando di realizzarli), in grado di mantenere l'impronta "made in Italy" del nostro sviluppo, facendo leva su grandi assi d'intervento, quali l'educazione e l'innovazione, due ambiti privilegiati d'investimento pubblico per il futuro degli italiani. La cultura dinamizza e colora il futuro prossimo dell'economia. L'economia grigia del brain power, l'economia verde dell'energia e dell'ambiente, quella blu marina e, ancora, quella rosso cardinalizio della cultura e dell'arte e l'arcobaleno dei colori che il nostro turismo raggruppa: piattaforma culturale, condivisa e colorata, motori del futuro su cui investire, nel secondo Paese europeo in quanto a manifattura, ma anche luogo storico di scienza, arte e cultura.
c.carboni@univpm.it

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