Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2012 alle ore 09:00.
L'ultima modifica è del 27 marzo 2012 alle ore 09:46.

My24

L'appello del Manifesto per la cultura richiama la responsabilità collettiva a considerare l'intera sfera della conoscenza come determinante per dare opportunità sociali, rafforzare la democrazia politica e consentire una crescita economica sostenibile.

A questo riguardo le imprese possono essere promotrici di un'idea di sviluppo e di cultura sufficientemente ampia da tracciare una strategia di medio e lungo periodo per un positivo mutamento di prospettiva. Se l'Italia deve ritrovare la speranza della crescita ciò implica anche una riconsiderazione del percorso di sviluppo compiuto e dei sistemi di valori che hanno sinora orientato l'economia e la società.

La ricerca del profitto e della rendita intesi come tornaconto individuale, famigliare o di clan, disgiunta dalla percezione della responsabilità sociale dell'attività economica e del bene comune, prima o poi conduce alla disgregazione sociale. Perciò le storie e le vicende d'impresa hanno molto da insegnarci perché mostrano che cultura, ricerca e innovazione non sono solo uno slogan ma il motore di uno sviluppo sostenibile e responsabile e il fulcro dell'evoluzione e dell'integrazione della società.
In tal senso, grandi imprenditori innovatori come Camillo e Adriano Olivetti conferivano un valore emblematico al sistema d'impresa.

Di certo, è significativo il fatto che entrambi ebbero a operare, ognuno per il proprio tempo, sulle frontiere tecnologiche più avanzate: Camillo nell'ingegneria elettrica all'epoca di Thomas Alva Edison e Adriano intuendo con grande anticipo e lucidità, fin dall'inizio degli anni cinquanta, le potenzialità dell'elettronica: sino a organizzare la ricerca per la messa in produzione di calcolatori che, nel caso di alcuni modelli, furono al livello di quelli coevi realizzati dalla Ibm.

Altrettanto significativo è il fatto che gli Olivetti considerassero l'impresa una comunità di uomini con finalità d'interesse collettivo che doveva armonizzarsi con il territorio.
Se Camillo, in coerenza con la matrice culturale social-riformista, aveva raccomandato al figlio di non conseguire mai l'obiettivo della produttività sacrificando la dignità dei lavoratori, per parte sua Adriano aveva immaginato un ordinamento politico-istituzionale fondato su libertà, cultura e spirito comunitario.

Anche l'espansione sui mercati internazionali fu frutto di una lungimirante visione imprenditoriale e della consapevolezza dell'elevato livello di perfezione e qualità dei prodotti.
E ciò, a far capo dagli anni Venti-Trenta, quando ben poche imprese italiane intraprendevano nel mondo, preferendo sfruttare più comode rendite di posizione domestiche. Perciò la Olivetti passò indenne attraverso la Grande Crisi del 1929.

L'espansione internazionale fu rafforzata e rilanciata a livello globale nel secondo dopoguerra.
La sfida più importante fu la conquista del mercato statunitense, avviata nel 1950 con la costituzione della Olivetti Corporation of America, che, dopo la creazione di un laboratorio di ricerca avanzata nel campo dell'elettronica a New Canaan nel Connecticut, portò all'acquisizione della storica produttrice di macchine per scrivere Underwood nel 1959.

Ma la "world currency" della Olivetti, a giudizio della stampa straniera, erano lo stile elegante delle sue sedi, fabbriche e negozi, il design ricercato delle sue macchine, la raffinata comunicazione pubblicitaria in bianco e nero che hanno contribuito in modo determinante a creare il mito del design italiano nel mondo.

Questa attenzione al bello e alla sostenibilità ambientale era, d'altronde, un tratto peculiare della eccezionale personalità di Adriano Olivetti che aveva un approccio culturale inter-scientifico, investiva nella formazione e si avvaleva della collaborazione di un folto stuolo di economisti, ingegneri, intellettuali e manager provenienti dai più diversi campi delle scienze umane e sociali, nella gestione dell'impresa come dell'ampia rete di relazioni esterne: sociologi, politologi, psicologi, architetti, designer ma anche letterati e scrittori.

Ricordare oggi questa straordinaria esperienza d'impresa, i cui esiti sociali e per taluni aspetti post-capitalistici, furono interrotti dalla improvvisa scomparsa di Adriano Olivetti il 27 febbraio 1960, significa mostrare come cultura e sviluppo possono coniugarsi in modo eccezionalmente profittevole per il benessere della società e il futuro del paese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi