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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2012 alle ore 08:04.
L'ultima modifica è del 30 marzo 2012 alle ore 08:43.

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Nel 2011 la Corte dei Conti ha scritto che, nonostante il MiBAC abbia effettuato numerosi tentativi per giungere a una stima attendibile dei beni culturali, non esiste a oggi una catalogazione definitiva, soprattutto dei beni mobili (singoli reperti archeologici). A cercare di approfondire il tema ci ha provato l'Istat nel 2006, che ora ha avviato una nuova indagine: su 370 musei non statali il 30% esponeva non più della metà dei beni conservati e solo il 56,8% più di tre quarti del patrimonio disponibile. Il 46,4% non aveva alcuna forma d'inventario dei beni e collezioni non esposte e solo il 20% aveva digitalizzato i capolavori esposti.

Se si osservano i grandi musei statali i dati sono puntiformi: non esiste una valutazione del giacimento culturale o una stima del valore delle opere possedute. La Galleria degli Uffizi, su una superficie totale di 6mila metri quadri e 55 sale, oggi espone 1.835 opere e ne conserva nei depositi 2.300. È visibile in pratica il 44%, peggio del Louvre che espone il 60% delle sue opere, ma meglio dell'Hermitage che espone solo il 7%, del Guggenheim di New York con l'8%, del Prado di Madrid con il 9% e del British Museum di Londra con il 10%, stimarono gli studiosi Guido Candela e Antonello Scorcu nel 2004.

«Ancora più difficile avere dati di quei musei a cielo aperto che sono gli scavi archeologici», spiega Massimo Rossi del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico della Guardia di Finanza, che ha in corso a Roma una mostra di «opere con il bavaglio», recuperi archeologici della GdF, illecitamente scambiati e destinati dopo questa fruizione pubblica forse a finire nei depositi delle sovrintendenze. Tra il 2010-2011 la GdF ha recuperato 321.467 manufatti archeologici provenienti da scavi clandestini e 86 dipinti trafugati.

«Ci siamo fermati a cercare di comprendere le quantità del patrimonio - conclude Carmignani -, proponiamo nell'attuale legislazione di valorizzare i magazzini attraverso scambi di opere con altri musei, prestiti onerosi di lungo periodo, rotazione della collezione esposta e maggiori esposizioni temporanee». Nel 2011 sono state numerose le esposizioni in Italia e all'estero con beni culturali tutelati: 443 in Italia e 320 all'estero e il MiBAC ha prestato 10mila beni. «Ma appare ancor più necessario un intervento normativo – suggerisce Cavazzoni – per ipotizzare un'autonomia gestionale, amministrativa e finanzaria dei musei pubblici, poiché la mancata responsabilità attribuita agli amministratori/direttori dà poca flessibilità nella ricerca del modello migliore per valorizzazione il patrimonio». L'alternativa è il deterioramento dei patrimoni e la perdita di memoria di questo tesoro e del nostro passato.

marilena.pirrelli@ilsole24ore.com
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