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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2012 alle ore 08:19.
L'ultima modifica è del 21 aprile 2012 alle ore 09:40.

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Quinto appuntamento con il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, che ogni sabato propone una riflessione in vista dell'Incontro mondiale delle famiglie. Ha iniziato mettendo in rilievo la centralità della famiglia. Si è poi soffermato sulla necessità di non lasciarla sola nella formazione degli adulti di domani. Quindi ha ragionato sulle povertà che colpiscono le famiglie, "soggetti economici" e fattori di sviluppo del "bene comune".

In vista dell'Incontro anche una serie di dibattiti: il prossimo, dal titolo "Dalla crisi economica alla speranza affidabile. L'economia in tempi di crisi: quale sostegno alla Famiglia", è in programma il 10 maggio a Milano (via Monte Rosa 91, ore 18).

La possibilità di conciliare la famiglia con il lavoro è un fattore decisivo per la qualità della vita. È un elemento centrale per la maturazione di donne ed uomini. È quindi condizione necessaria per una società giusta, coesa e solidale. La parola "conciliazione" etimologicamente significa "chiamare insieme", nel senso di "unire" e "mettere d'accordo". Il termine si riferisce, quindi, sia ad un'azione, quella del mettere insieme, sia al suo effetto: l'accordo, l'armonia e la pacificazione. Misure di conciliazione - affermano a ragion veduta gli esperti - sono tutte le facilitazioni che sostengono la compatibilità tra il lavoro retribuito e la responsabilità di cura dei figli e dei genitori anziani di cura, tutte le strategie tese a rendere meno esacerbante il quotidiano affanno nell'impiego del tempo.

In quasi tutti i Paesi europei è sempre più diffuso uno stile di vita per il quale entrambi i coniugi sono inseriti nel mondo del lavoro e contribuiscono al bilancio economico familiare. Progressivamente questa modalità sta sostituendo quella dell'uomo-padre come unico percettore di reddito e della donna-madre casalinga. È pertanto decisivo realizzare misure e interventi volti a favorire ed aiutare sia donne che uomini, sia madri che padri, nella conciliazione tra tempi di vita ritmati da impegni lavorativi, responsabilità di cura e riposo.

Tuttavia, i documenti ufficiali dell'Unione Europea, pur parlando di conciliazione lavoro-famiglia, fanno riferimento all'individuo singolo e in particolare alla donna. L'interlocutore non è, quindi, la famiglia come soggetto sociale, luogo di relazione e corresponsabilità di mogli e mariti, padri e madri con i figli. È piuttosto la donna che, considerata parzialmente inattiva a causa della cura dei figli, andrebbe aiutata ad essere maggiormente presente nel mercato del lavoro. Simili interventi di politica sociale, mothers friendly, sono però quasi esclusivamente tesi ad allargare il mercato del lavoro attraverso una crescita dell'occupazione femminile, che consenta di raggiungere una condizione di pari opportunità. La relazione familiare, in questo contesto, è ridotta ad una variabile dipendente di quella lavorativa.

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