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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2012 alle ore 15:05.
L'ultima modifica è del 10 giugno 2012 alle ore 16:45.

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Il giro di boa
La netta separazione fra il consiglio di sorveglianza (dove è ancora maggioritaria la rappresentanza dei dipendenti-soci) e il consiglio di gestione indipendente (nel quale Bonomi e il nuovo consigliere delegato Piero Montani sono affiancati da tre figure professionali come Davide Croff, Dante Razzano e Alessandro Foti) hanno rappresentato il punto di partenza di un 2012 partito con dati trimestrali leggermente migliori delle attese. Il top management, tuttavia, ha lasciato chiaramente intendere che il primo utile annuale della nuova era difficilmente potrà moltiplicare per quattro i 64 milioni del gennaio-marzo.

L'esercizio in corso si annuncia del resto problematico sia per i fattori esterni comuni all'intero sistema bancario, sia al fatto che il «cantiere Bpm» è stato appena aperto e lo rimarrà per molti mesi. Certo, il piano industriale a medio termine consentirà a Bonomi e Montani di confrontarsi in modo più puntuale con il mercato le guidelines strategiche preannunciate: a) rifocalizzazione sul core business nel commercial banking sul territorio; b) miglioramento dell'efficienza; c) cambiamento organizzativo in chiave di «meritocrazia»: cioè di superamento delle inefficienze "qualitative" radicate nella forte capacità di autocontrollo dei dipendenti-soci.
In attesa del piano, non ha sorpreso che i giudizi degli analisti si siano frastagliati sui conti al 31 marzo, con una varietà di giudizi e di prezzi-obiettivo: che tuttavia non hanno escluso potenzialità di crescita importanti al listino (come il recupero di quota 0,6 euro dai 0,34 correnti).

Dopo l'aumento di capitale
Il resoconto intermedio ha comunque segnalato sia punti di tenuta che profili necessitanti di correzione. Tra i primi vi è una situazione di relativa solidità patrimoniale, pur tenuto conto che nella base capitale di Bpm sono ancora presenti 500 milioni di Tremonti-bond. L'aumento di capitale da 800 milioni realizzato contestualmente alla svolta di ottobre ha contribuito a portare il core tier 1 a quota 8,30%, grazie anche a un'ottimizzazione degli asset rischiosi (Bpm non è comunque oggetto di moral suasion diretta dell'Eba per allinearsi al 9% entro il 30 giugno).
Il coefficiente tuttavia sale al 10,1% (al lordo dei Tremonti-bond) se il bilancio viene liberato dai cosiddetti add-on: la super-ponderazione di alcune classi «Rwa» che tuttora grava per circa 130 punti base. In particolare: 40 punti sono legati all'esposizione verso il settore immobiliare (36% rispetto al 30% medio del sistema); 40 punti sono relativi, sempre secondo quanto riferito dal managementa, vanno attribuiti a «problemi riguardanti i documenti che assiste i collaterali dei prestiti; e 50 punti base sono invece collegati al «rischio operativo».

Le tre "ganasce" (specialmente le ultime due) sono state poste in opera dalla vigilanza della Banca d'Italia anche a fini inequivocabili di pressing per il cambio di governance e ora per la sua rapida implementazione. L'attesa da parte del management di veder rimossi gli add-on entro la fine dell'anno almeno parzialmente (fra un terzo e metà) raccoglie quindi una diffusa credibilità sul mercato. E questo passaggio sarebbe propedeutico al rimborso del Tremonti-bond.
Tenore tecnico ha assunto intanto il downgrading deciso da Fitch e Moody's su due categorie di preferred bond (un subordinato e un perpetuo) sulle quali la Bpm ha deciso di non pagare gli interessi semestrali utilizzando una facoltà concessa dai regolamenti dei prestiti allorché il bilancio annuale chiuse in perdita (com'è stato a fine 2012).

Luci e ombre in bilancio
Vigilanza e mercati, in ogni caso, attendono la Bpm a una verifica "passo dopo passo" lungo tutto il 2012. Il margine d'interesse nei primi tre mesi ha battuto generalmente le attese: ma, al pari di altre grandi banche italiane, la Milano ha beneficiato del carry-trade sulla liquidità attinta alle aste Bce (4 miliardi), a fronte di un aumento del costo della raccolta istituzionale. La manovra di stabilizzazione della liquidità ha d'altronde condotto all'incremento – su base trimestrale – da 1,5 a 7,9 miliardi l'esposizione verso titolo sovrani italiani, principalmente a breve. Il contributo delle commissioni al margine d'intermediazione (in calo netto soprattutto in termini annuali) resta invece – nel giudizio degli analisti – un gap da colmare.

Anche la qualità del credito resta un altro versante su cui i fari del mercato restano accesi. I crediti deteriorati sono in aumento trimestrale sia al lordo (+6,5%) che al netto (+6,8%). Le rettifiche su crediti sono tornate a regime dopo la "pulizia" di fone 2011, con un "costo del credito" annualizzato pari a 58 punti-base: in crescita e con prospettive di aumento controllato nel 2012. Appare comunque evidente che l'esito della scommessa strategica del gruppo - rilanciarsi come leader nel commercial banking nel suo mercato elettivo - dipenda strettamente dai tempi e dai modi della ripresa economica nell'Azienda-Paese.

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