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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2012 alle ore 08:25.
L'ultima modifica è del 24 giugno 2012 alle ore 16:05.

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Unione di bilancio non dev'essere sinonimo di unione dell'austerity: il fiscal compact non basta. Il Parlamento ha prodotto leggi importanti, come i due pacchetti di misure six-pack e two-pack, ma ha anche avanzato proposte per l'istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, sull'emissione di titoli di Stato con garanzia europea, sull'emissione di titoli di Stato comuni all'Eurozona; siamo favorevoli a un quadro finanziario pluriennale, capace di stimolare la crescita, reagire agli shock, incanalare gli investimenti e colmare i divari fra Stati e regioni. È evidente che un'unione di bilancio con questi elementi non potrà essere realizzata dall'oggi al domani, ma il Consiglio europeo dovrebbe proporre una tabella per il medio termine, per definire gli obiettivi che intende conseguire, far uscire gli Stati allo scoperto costringendoli a dire quando ci arriveremo.
L'unione bancaria è la più pressante fra queste tre unioni e al vertice non si potrà lasciare alcun dettaglio in sospeso. La Ue ha già fatto molto per armonizzare la regolamentazione delle banche, intensificare la supervisione e prevenire i comportamenti irresponsabili che hanno portato alla crisi del 2008. Ma perché l'unione bancaria possa essere credibile è necessario accordarsi nei dettagli su questioni come la supervisione centrale, la gestione delle crisi e le garanzie sui depositi. Senza un accordo sui dettagli non ci sarà nessun accordo.

Il vertice potrebbe concludersi positivamente, ma le ragioni per essere ottimisti non abbondano. Lascia perplessi che i capi di Stato e di Governo parlino di unione politica senza accettare la presenza al tavolo dei colloqui dell'istituzione politica per eccellenza. Il presidente del Parlamento europeo, a differenza di quanto consentito in passato al presidente dell'Fmi o della Bce, dovrà lasciare la riunione dopo il suo discorso iniziale. Un altro esempio è il tentativo di rinazionalizzare il Meccanismo di valutazione e controllo di Schengen, modificando le basi giuridiche senza il minimo rispetto per le regole più elementari di cooperazione fra le istituzioni. Come si concilia l'impegno per un'unione politica con questa mancanza di rispetto per l'unica istituzione della Ue eletta democraticamente in modo diretto? Non si tratta di un'istituzione a caccia di riconoscimento, qui si tratta di una cartina di tornasole della serietà dell'impegno degli Stati membri in favore di un rafforzamento e di un approfondimento della politica europea.
Nei giorni che ci separano dal vertice dovrà avvenire un drastico cambiamento di mentalità: i segnali non sono incoraggianti.

* Martin Schulz è presidente del Parlamento europeo
(Traduzione di Fabio Galimberti)

L'INIZIATIVA

Il Manifesto per gli Stati Uniti d'Europa
Con un'analisi dell'ex cancelliere Schmidt il 5 giugno, seguito dall'ex presidente della Commissione Delors, Il Sole 24 Ore ha lanciato il Manifesto per gli Stati Uniti d'Europa. Il documento nasce dopo il Manifesto per l'Europa del 1° novembre 2011 dal Sole con 5 proposte per salvare l'euro.

Le analisi
Sul tema sono intervenuti autorevoli politici: Joschka Fischer, Romano Prodi, Jerzy Buzek, Antonio Tajani, Guy Verhofstadt, Lucas Papademos, George Osborne, Carlo Azeglio Ciampi, Pascal Lamy, Mario Sarcinelli, Gordon Brown, Emma Bonino, Gerhard Schröder e Antonio Vitorino. Le 5 mosse per salvare la Ue Il Sole 24 Ore del 1° novembre 2011 ha stilato un Manifesto per l'Europa che proponeva cinque misure: governo economico europeo, estensione del mandato della Bce, varo di europroject bond, eurounion bond e mercato unico bancario. Misure sempre più di attualità in vista del vertice Ue del 28-29 giugno.

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