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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2012 alle ore 08:10.
L'ultima modifica è del 10 luglio 2012 alle ore 08:56.

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L'ex tesoriere della Lega Nord, Francesco BelsitoL'ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito

di Claudio Gatti

Dal 3 aprile scorso, quando si è dimesso da tesoriere della Lega, Francesco Belsito non ha mai rilasciato dichiarazioni né concesso interviste. Non ha spiegato. Non ha tentato di giustificarsi. Né tantomeno ha rivelato alcunché sui segreti finanziari della Lega.

Domenica 1° luglio, ad Assago, Belsito è stato il convitato di pietra del congresso del Carroccio che ha segnato la fine dell'era del Senatur. Ma il suo silenzio non è bastato a evitargli attacchi. Il più pesante è venuto proprio dall'uomo che lo aveva voluto come tesoriere del partito, Umberto Bossi, che lo ha dato per colpevole prima ancora di qualsiasi processo. «Chi sapeva che Belsito era legato alla 'ndrangheta - e i servizi lo sapevano - doveva dircelo», ha inveito il Senatur dando per assodato un assunto giudiziario ancora da dimostrare in un'aula di tribunale.

Anche dopo, Belsito ha continuato a tacere. Eppure di cose da dire sulla Lega ne avrebbe molte. Anzi, ne ha già dette molte. Il Sole 24 Ore ha ottenuto copia delle migliaia di conversazioni intercettate dalla polizia giudiziaria e recentemente depositate nell'ambito di un procedimento penale.

Le conversazioni che riguardano il ruolo avuto da Belsito nella Fincantieri, società pubblica di cui l'ex tesoriere leghista è stato prima consigliere di amministrazione e poi vicepresidente, saranno al centro della prima puntata di "Il Lecito", una nuova serie di tre docu-inchieste esclusive che La7 manderà in onda alle 21,30 ogni martedì a partire da oggi. La puntata odierna sarà appunto dedicata alla Fincantieri, azienda di Stato le cui recenti vicende e difficoltà sono emblematiche di quelle del Paese intero.

Nelle innumerevoli conversazioni agli atti, Belsito e i suoi interlocutori telefonici, spesso personaggi di spicco del Carroccio, si lasciano andare a commenti degni dei peggiori nemici politici della Lega. Soprattutto sulla qualità del personale politico e amministrativo che circonda colui che tutti chiamano "il Capo", e cioè Umberto Bossi.

Particolarmente eloquenti su questo fronte sono le conversazioni con Manuela Marrone Bossi, la moglie del Capo. Parlando dello staff del Senatur, Belsito dice che è composto da «gente ignorante» e da «imbecilli». E la signora spiega così l'origine del problema: «Essendo lui un genio, ha potuto essere sempre contornato da imbecilli. Tanto faceva lui. È quello il problema!», Belsito insiste: «Non c'è rigore».

Manuela Bossi: No (...) Ha lasciato troppo andare.
Belsito: Ma troppo! Fanno tutti i loro comodi. Non c'è un settore che funziona. Le associazioni padane non funzionano... non funziona niente. Niente, niente (...) Io mi vergogno! Ma mi vergogno veramente. È tutto lo staff attorno! È una cosa impressionante (...)
Ancora più dure le critiche su leadership e attività dello stesso ministero inventato dal governo di centro-destra per soddisfare esigenze e appetiti della Lega, quello della Semplificazione normativa. Il ministero affidato a Roberto Calderoli e del quale lo stesso Belsito era sottosegretario.
Belsito: Qui stiamo parlando di federalismo, di riforme, ma lo sai che sono veramente preoccupato. Lo sai che sono andato a spulciare quello che stanno facendo? Il niente! Il niente. Io mi vergogno. Mi vergogno! Ci sono tematiche che abbiamo promesso agli elettori di portare avanti! Ma chi le porta avanti? Chi le porta? Qui bisogna dire: Capo, guarda così questo non passa.(...) C'è un casino sul territorio che non ti immagini nemmeno.
L'ex sottosegretario si lancia poi in un'invettiva contro il suo stesso ministro Calderoli:
Belsito: Quell'altro asino bardato da generale. Perché quello è un asino bardato da generale, il mio ministro. Quello è veramente un asino. Devo togliermi la soddisfazione di dirglielo, che è un asino, veramente. (...) Io non riesco a capire come un asino del genere è diventato ministro?
Manuela Bossi: Pensa! Pensa!
B.: Se quello è diventato ministro, io un giorno posso pensare di fare il presidente.
M.B.: il Papa!
B.: Il Papa! (...) Io lo guardo e dico: che cosa ha fatto alla semplificazione normativa?
M.B.: Ah, non lo so!
B.: Cosa ha fattooo?
M.B.: Non lo sa nessuno.
Da tesoriere Belsito ha il polso della situazione finanziaria non solo delle varie componenti del partito ma anche dei suoi leader. E non lesina critiche. Per esempio, per via dello stato dei conti invoca il commissariamento della sua regione, la Liguria. E in una conversazione con l'allora vicepresidente del Senato Rosi Mauro, sul leader piemontese - l'attuale governatore Roberto Cota - dice: «Sui conti del Piemonte non è in regola. Deve un sacco di soldi (...) Ho beccato che deve 110mila euro. Non sta pagando da due anni». E in una conversazione successiva aggiunge: «Cota ha dei problemi... Il Piemonte deve 120mila euro al partito. Deve avere dei grossi problemi anche finanziari. Spende di più di quello che ha».

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