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Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2012 alle ore 06:39.

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Stefano Caldoro, governatore dal 2010, è stato investito da una valanga di debiti fuori controllo. Nel 2009, vista la malaparata che si profilava, Bassolino ha scientemente violato l'articolo 119 della Costituzione che vieta alle amministrazioni locali di indebitarsi per finanziare la spesa corrente, lasciando due miliardi di debiti in più al suo successore. Nessuna sanzione neppure in questo caso. Ognuno gestisce la cassa come vuole. Ci penserà chi viene dopo. Quando si parla del debito pubblico italiano, forse si sorvola con troppa facilità suoi misfatti delle Regioni, venti Stati nello Stato.

Il Sole-24 Ore ha raccolto la testimonianza della stesura del bilancio 2009 della Campania per bocca del professor Mariano D'Antonio, ultimissimo assessore al Bilancio al tramonto dell'impero bassoliniano (2000-2010). Scandalose le riunioni della Commissione Bilancio presieduta dal dipietrista Nicola Marrazzo alla vigilia dell'approvazione dei conti. Racconta l'ex assessore: «Le sedute cominciavano nel pomeriggio e finivano alle sei del mattino. Lo facevano per sfiancarmi. Mi tenevo su a caffè e sigarette, mi portavo un thermos da casa. Sul tavolo c'erano duemila emendamenti. Le chiamavo polpette succulenti. Tutti i consiglieri sembravano animati da un gran fervore religioso. Molte delle richieste di denaro riguardavano finanziamenti da 50-100mila euro per il restauro di chiese. Cercavo di resistere e Marrazzo mi prendeva in giro: Maria', molla 'sti soldi. Lo vuoi capire che le sezioni dei partiti sono morte, i circoli culturali sbaraccano, solo le parrocchie so' rimaste!».

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