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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2012 alle ore 08:21.

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Secondo l'«Eating Planet 2012» del Centro di ricerche della Barilla su cibo e nutrizione, «nel 2050 la Terra arriverà a 9 miliardi di abitanti, il 70% dei quali vivrà in aree urbane. Si stima che occorrerà un incremento del 70% nella produzione di cibo per soddisfare le necessità della popolazione mondiale: in particolare, dei tre miliardi di consumatori che nel 2030 comporranno il ceto medio.

Permane poi il problema dell'accesso al cibo per circa un miliardo di persone, un numero in ascesa accelerata tra il 1995-'97 e il 2009».
Ad affrontare queste sfide, imboccando il percorso della crescita economica sostenibile, si sta preparando una nuova generazione imprenditoriale.
Come messo in luce dal programma delle Nazioni Unite sull'ambiente - Unep, United nation environment programme (www.unep.org) - agricoltura e sviluppo sostenibile sono legati con un doppio filo intrecciato dall'innovazione. Bio-agricoltura e agricoltura verde dischiudono promettenti opportunità imprenditoriali: dal miglior utilizzo delle risorse naturali e dalla creazione di buoni posti di lavoro alla sicurezza alimentare e alla riduzione dell'impronta ecologica con positivi risvolti sulla biodiversità. Ne guadagnerebbe anche la produttività in agricoltura che oggi mostra, nel mondo, tassi di crescita in calo. Più offerta e più innovazione restano il moltiplicatore della produttività, secondo il Rapporto McKinsey sulla "Rivoluzione delle risorse". A tecnologie invariate, i miglioramenti di produttività delle risorse sarebbero sufficienti a soddisfare circa il 30% della domanda al 2030.

Gli scienziati insegnano che l'evoluzione del genere umano segue la freccia del "ben-essere" e del "ben-stare" in salute. Siamo, insomma, programmati per sentire appetibile tutto ciò che ci fa bene. È verso quella freccia che punta il consumatore. La domanda di prodotti alimentari ne sarà, perciò, profondamente influenzata. È ciò che sta già accadendo nelle economie emergenti dell'Asia, il cui nuovo ceto medio spinge in alto la domanda di prodotti alimentari freschi. All'arricchimento delle opportunità offerte da innovazioni che fanno compiere un salto di qualità alle nostre esperienze di consumatori alimentari, molto può contribuire un dialogo collaborativo tra esperti dell'agricoltura e dell'industria alimentare, imprenditori delle diverse filiere, investitori, leader intellettuali e i media. Darebbe sostanza al dialogo una comunità di start-up alimentari che si formasse filiera per filiera e alla convergenza delle filiere. Questa comunità nutrirebbe con le innovazioni da essa realizzate l'ecosistema imprenditoriale agro-alimentare. La formazione della nuova comunità può far leva sui giovani laureati e dottorati in agricoltura, che sono propensi a portare sul mercato, fondando loro imprese, le tecnologie innovative che hanno coltivato negli anni universitari di studio e ricerca.

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