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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2012 alle ore 14:00.

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Ero ad Atene in questi giorni e lì il ministro greco per la riforma dell'Amministrazione Antonis Manitakis, un professore non politico fermamente contrario al clientelismo e all'uso dello Stato per praticarlo, mi ha spiegato la sua situazione. Con l'ausilio di consulenti della stessa Commissione europea ha messo a punto un progetto di riforma necessariamente a tappe, che promette amministrazioni più snelle, più efficienti e quindi più capaci di produrre anziché sprecare Pil. Ma i tecnici finanziari della troika premono su di lui perché a date fisse porti comunque non meno di tot licenziamenti, senza alcun interesse per la possibile funzionalità di ciò che rimane. Non è così che i privati risanano le loro imprese, non è così che gli stessi nevrotici mercati giudicano la credibilità dei debitori e Manitakis si chiede a quale ragione risponda quella che a lui pare l'ottusità dei funzionari della troika e a chi spetta farli ragionare.

È un compito anche questo della politica, che a Roma come a Bruxelles deve saper guidare le scelte che si fanno in suo nome. Che le riduzioni di spesa, oggi comunque necessarie, siano pensate in funzione non solo dei numeri, ma anche di un uso più proficuo del danaro pubblico sarebbe già un buon punto di partenza per tutti.

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