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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2012 alle ore 08:15.

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La parola d'ordine è «mediana». In queste settimane i professori universitari non discutono d'altro: non solo nei dipartimenti di matematica e statistica, ma da filologia classica a medicina il «valore che si trova al centro della distribuzione del gruppo di valori considerato» domina i discorsi di docenti abitualmente impegnati in letture metriche o analisi di laboratorio.

La ragione è che le mediane regolano il "traffico" dell'abilitazione nazionale, la strada tracciata dalla riforma Gelmini per diventare docente universitario cancellando le vecchie «concorsopoli» locali.
La macchina è partita, e si trova nella fase che interessa più da vicino gli ordinari: la raccolta dei commissari che dovranno giudicare gli aspiranti abilitati. In 7.350, cioè la metà dei professori titolati, hanno fatto domanda (poco più di 400 l'hanno ritirata), e attendono entro il 7 ottobre prossimo di sapere se potranno o meno far parte delle commissioni. Per avere il via libera, qui sta il punto, occorre aver pubblicato più libri e articoli, o aver ricevuto più citazioni, rispetto appunto al valore mediano registrato dai colleghi del loro settore.

L'obiettivo è semplice, escludere dalle commissioni chi ha una cattedra ma non pare troppo impegnato nell'attività di ricerca. La traduzione pratica, però, si è rivelata meno banale del previsto. Il mondo universitario è stato diviso in due famiglie. Nelle scienze (le aree 1-9 nella tabella qui sopra, più psicologia), dove criteri bibliometrici e referaggio sono attrezzi abituali del mestiere, gli indicatori sono il numero di articoli pubblicati, le citazioni ricevute e l'indice di Hirsch, che sulla base di pubblicazioni e citazioni misura l'impatto del lavoro degli studiosi. Nelle discipline umanistiche ed economiche (aree 10-14, tranne psicologia) i parametri sono rappresentati da numero di libri, numero di articoli o capitoli di libri, e infine dal numero di articoli pubblicati su riviste di «fascia A», cioè ritenute eccellenti. Il Cineca, il consorzio che cura l'informatica accademica, ha iniziato ad "avvisare" i docenti sull'esito delle selezioni, ma l'esame con i dati aggiornati tocca ora all'Agenzia di valutazione del sistema universitario (Anvur) e alla fine più del 75% dovrebbe farcela.

Le regole, però, non sono uguali per tutti: per potersi sedere in commissione, i professori della prima famiglia devono superare la mediana in almeno due dei tre indicatori, mentre per umanisti ed economisti basta centrare un risultato utile su tre. Un'eccezione ulteriore, imprevista dalle regole attuative della riforma, è rappresentata dai giuristi: per loro, infatti, l'elenco delle riviste di «fascia A» non è stato pubblicato, forse perché travolto da eccessiva polemica.
Sulla questione delle riviste poggia infatti il ricorso presentato dall'Associazione italiana dei costituzionalisti guidata dall'ex presidente della Consulta Valerio Onida (si veda anche l'intervista qui a fianco), che contesta il fatto di aver fissato ex post una graduatoria fra le riviste che non esisteva quando le pubblicazioni sono state effettuate. Il Tar Lazio non ha accolto la sospensiva, ma questo non permette nessun pronostico sulla decisione di merito, in calendario per mercoledì 23 gennaio: entro la fine della stessa settimana le commissioni dovrebbero completare il loro esame dei candidati alle abilitazioni (devono presentare domanda entro il 20 novembre), e una bocciatura rischierebbe di trascinare nel caos tutta l'architettura.

Anche perché il nodo delle riviste interessa "solo" le aree umanistiche, giuridiche ed economiche, che abbracciano circa il 40% dei commissari. Ma nel mondo accademico, assai sensibile al tema concorsi, sono molti altri i temi che agitano il dibattito. Mercoledì scorso il Consiglio universitario nazionale (Cun), l'organo di rappresentanza dei docenti, ha chiesto in due mozioni all'Anvur di chiarire come sono state calcolate le mediane, e se saranno utilizzate o no anche per i candidati all'abilitazione. Viste le difficoltà dell'avvio, che hanno spinto l'Agenzia a reperire le informazioni dai siti personali dei docenti (dove non c'era alcun obbligo di elencare puntualmente le pubblicazioni), il rischio di contenzioso è elevato. Gli elenchi degli aspiranti commissari, infatti, sono pubblici, e sarà sufficiente leggere le liste dei prescelti per conoscere i nomi degli scartati: che, con il tasso di carte bollate che accompagna ogni concorso italiano, difficilmente accetteranno lo stop senza battere ciglio.

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