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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2012 alle ore 13:44.

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Antille olandesi, Isole Cayman, Panama. Più vicino a noi, Andorra, Montecarlo, isola di Man o di Jersey, Liechtenstein. E ovviamente la solita Svizzera. Quando si parla di paradisi fiscali sono questi i nomi dei Paesi che vengono subito a mente.

Tra i paladini della lotta all'evasione e al riciclaggio di denaro spiccano invece gli Stati Uniti, primi nella storia a costringere Berna e le sue banche a cedere su quello che è da sempre il cardine del sistema finanziario elvetico, il segreto bancario. Inghilterra e Germania si sono accodati solo dopo. L'opera di sfondamento l'hanno fatta gli Usa. Nel nome della trasparenza e della giustizia fiscale.
Ma nella recente inchiesta sulle attività della 'ndrangheta in Lombardia dietro al «complesso sistema finanziario fraudolento finalizzato all'evasione fiscale e specializzato nel business del cosiddetto offshore» gli inquirenti hanno trovato «il paradiso fiscale statunitense del Delaware». E nella sua ordinanza contro Teodoro Nguema Obiang, figlio del presidente/padrone della Guinea Equatoriale accusato di aver accumulato un patrimonio illegale di centinaia di milioni di dollari in Francia e negli Stati Uniti, il Dipartimento di Giustizia di Washington sostiene che gran parte di quei fondi sono stati schermati da società di comodo costituite negli Usa.

Due casi isolati? Neppure per sogno. Da un'inchiesta de Il Sole 24 Ore emerge che sul fronte della trasparenza societaria gli Usa sono uno dei peggiori trasgressori. Anzi, c'è chi lo ritiene il peggiore in assoluto. Jason Sharman, professore della Griffith University (Australia) e autore di un recente studio sui paradisi fiscali commissionato dalla Banca Mondiale, non esita a dirlo: «Gli Usa pretendono dagli altri Paesi quello che non fanno a casa propria. La realtà è che il loro è il più importante sistema finanziario al mondo. Sia per attività legittime che per quelle illegittime».
La sua, spiega, non è un'opinione. È la logica deduzione dei dati raccolti nel corso del lavoro fatto con altri quattro colleghi per la Banca Mondiale. Da una loro analisi di 817 società di facciata emerse in 213 casi di corruzione investigati in tutto il mondo, ben 102 sono risultate essere state registrate negli Stati Uniti (in particolare in Delaware, Nevada e Wyoming). Due volte tante quelle registrate a Panama.

E ben sette volte quelle delle Isole Cayman. E negli stessi Usa sono risultati essere stati aperti 107 conti in banca. Dieci volte di più di quelli aperti nell'isola di Jersey o in Liechtenstein.
Che gli Usa siano destinazione preferita di fondi neri provenienti da ogni angolo del mondo, lo conferma anche Heather Lowe, consigliere legale della Ong Global Financial Integrity, anche perché «negli Usa è estremamente semplice costituire una società di facciata mantenendone anonima la proprietà». Quanto semplice lo ha provato lo stesso Sharman, quando ha contattato Killucan International Inc, un'agenzia di Las Vegas specializzata nella registrazione di società di comodo, e per poche centinaia di dollari ha dato vita alla Bcp Consolidated Enterprises, società da lui stesso controllata attraverso il filtro di Killucan. Il Sole 24 Ore ha appurato che a quello stesso indirizzo - 4830 Impressario Court - risultano avere sede altre 631 società di comodo.

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