Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2012 alle ore 07:30.

My24

La mobilità elettrica
L'appello accorato l'ha lanciato, tra gli altri, l'amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti nella sua ultima audizione parlamentare. L'Italia pochissimo sta facendo, colpevolmente, per assecondare la diffusione della mobilità elettrica. Conti se la prende con lo Stato e non ha paura di rimbrottare sua eccellenza la Fiat, rimarcando la sua indolenza sull'auto elettrica rispetto al lavoro delle industrie automobilistiche in Francia e in Germania. Auto elettrica energeticamente ultra-efficiente riguardo alla mobilità petrolifera. Non solo per i saldi ambientali ma anche per il portafoglio del singolo, giura Conti.
Accusa addirittura blanda se pensiamo all'occasione mancata, questa sì, che riguarda la riconversione dello stabilimento che la Fiat ha dismesso a Termini Imerese, in Sicilia. Non pochi politici avevano raccolto i contenuti di ottimi studi prospettici. Vuoi per la collocazione territoriale, vuoi per la vicinanza a eccellenti Università tecniche (Catania), Termini Imerese potrebbe diventare un polo industriale dell'innovazione e della produzione di apparati e soluzioni per l'energia rinnovabile, concentrando l'attività proprio sulla mobilità elettrica. Un progetto credibile di sostegno da parte dello Stato, anche solo sul fronte autorizzativo e fiscale, forse avrebbe mosso anche l'interesse della Fiat.

Lo sportello telematico
Si punta, giustamente, sull'efficienza energetica. Che vuol dire innovazione, tecnologia, facilitazioni. La grande impresa italiana ha buoni mezzi per valutare e superare le barriere della burocrazia. La piccola no. Il cittadino ancora meno. Tra agevolazioni fiscali, rimborsi diretti, sconti e complicate pratiche burocratiche, districarsi è diventato quasi impossibile.
C'è un'eccellente carta da giocare. È lo sportello dell'energia gestito da un'istituzione pubblica (governo attraverso i ministeri, o magari l'Enea nella sua missione di coordinatore dell'innovazione energetica) facendo perno su un'altra ottima carta: la posta elettronica certificata, ormai imposta a tutte le categorie professionali e propiziata, almeno in teoria, verso il singolo cittadino.
Una buona combinazione tra i due mezzi, lo sportello Internet e la Pec, perfezionando e dando divulgazione alle inziative sperimentali in atto, potrebbe tra l'altro creare sinergie tra il piano energetico e un altro provvedimento chiave per la modernizzazione del Paese: la legge sulle semplificazioni.

L'energia in rete (quella vera)
Fare o no dell'Italia un hub del gas per tutto il continente europeo sviluppando alla grande le nuove infrastrutture di interconnessione con i Paesi fornitori di petrolio e gas? Governo prudente è un po' spiazzato nella bozza di piano energetico. Il richiamo c'è, è ripetuto, ma soffre della stessa indeterminatezza dedicata alla rivitalizzazione delle estrazioni nazionali di idrocarburi. Prudenza nell'indicare come e quando. Grande prudenza negli strumenti per promuovere tutto ciò.
I primi autorevoli commenti indicano quello che potrebbe essere un approccio più razionale e produttivo, per dare dignità al concetto di hub energetico. La vera priorità deve essere quella di integrare in rete il nostro Paese con tutto il resto del continente europeo, a partire dai bacini di consumo.
Operazione pregiudiziale. L'esempio lampante lo hanno fatto Fulvio Conti e il numero uno dell'Eni, Paolo Scaroni. L'Italia, come si sa, ha modernissime centrali di generazione elettrica a turbogas. In abbondanza. Troppa abbondanza, in virtù di una liberalizzazione che il mercato ha evidentemente governato con qualche discrasia. E così le centrali rimangono in gran parte ferme.
Nel frattempo siamo periodicamente a corto di gas. Intanto la Germania sta chiudendo le centrali nucleari e potrebbe trovarsi a corto di elettricità. Lo stesso, paradossalmente, la nuclearissima Francia nei periodi di picco, tant'è che in alcuni momenti un po' di elettricità (di più non si può per via delle interconnessioni insufficienti) arriva proprio dall'Italia. C'è poi la Spagna, che nelle infrastrutture metanifere ha esagerato, con troppi rigassificatori che funzionano a metà.
Se tutto questo sistema venisse davvero messo in rete? Il gas spagnolo un po' da noi, la nostra elettricità da turbogas un po' agli altri, ad esempio. Il piano energetico nazionale potrebbe essere, anche qui, meno timido. O almeno più consapevole.

Shopping24

Dai nostri archivi