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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2012 alle ore 10:29.
L'ultima modifica è del 15 novembre 2012 alle ore 07:34.

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Le prospettive per l'euro e per l'Eurozona rimangono incerte. Ma i recenti eventi alla Banca centrale europea, in Germania e sui mercati finanziari globali inducono a prendere in considerazione uno scenario favorevole per il futuro della valuta unica.

La Bce ha promesso di acquistare titoli di Stato italiani e spagnoli per tenerne bassi i tassi di interesse, a condizione che questi Paesi chiedano l'apertura di una linea di credito al Meccanismo europeo di stabilità e aderiscano alle riforme concordate per la spesa pubblica. La Corte costituzionale tedesca ha approvato la partecipazione della Germania al Meccanismo europeo di stabilità e la cancelliera Angela Merkel ha dato la sua benedizione al piano di acquisto di titoli di Stato della Bce, nonostante la decisa contrarietà (espressa pubblicamente) della Bundesbank. I mercati obbligazionari internazionali hanno manifestato la loro approvazione tagliando i tassi di interesse sui titoli di Stato decennali dell'Italia e per quelli della Spagna.

Gli interessi sui titoli di Stato italiani erano già in calo prima che il presidente della Bce Mario Draghi annunciasse lo scudo anti-spread, grazie ai sostanziali progressi già realizzati dall'esecutivo Monti: nuove disposizioni legislative rallenteranno fortemente la crescita delle indennità previdenziali e l'incremento delle tasse sulla prima casa consentirà di raccogliere introiti rilevanti senza gli effetti negativi, in termini di incentivi, che si avrebbero con un incremento delle tasse sul reddito personale, delle tasse sul lavoro o dell'imposta sul valore aggiunto.
In seguito a queste riforme, il Fondo monetario internazionale recentemente ha pronosticato per l'Italia un avanzo, corretto in base alla congiuntura, di quasi l'1% del Pil nel 2013. Sfortunatamente, dato che l'Italia il prossimo anno sarà ancora in recessione, il disavanzo reale sarà dell'1,8% del Pil, con un aggravamento del debito pubblico. Ma quando arriverà la ripresa economica il bilancio andrà in attivo.

Quando i mercati vedranno profilarsi questo scenario faranno scendere ulteriormente i tassi di interesse sul debito sovrano italiano. Data la mole del debito pubblico, il pagamento degli interessi aggrava il disavanzo di bilancio italiano nella misura di oltre il 5% del Pil. L'effetto combinato della ripresa economica e di tassi più bassi produrrebbe una dinamica virtuosa, con il calo dei tassi di interesse e la crescita dell'attivo di bilancio che si rafforzerebbero a vicenda.

In Spagna la situazione non è altrettanto incoraggiante. Nonostante i tagli della spesa pubblica e gli aumenti delle tasse, le proiezioni dell'Fmi parlano ancora di un disavanzo di bilancio corretto in base alla congiuntura superiore al 3,2% del Pil per il 2013 e al 2,3% del Pil per il 2015. L'elemento chiave dei problemi di bilancio della Spagna sta nel suo sistema di regioni semiautonome, che generano spesa e scaricano l'onere finanziario su Madrid. Forse il successo dell'Italia contribuirà a convincere la Spagna ad adottare misure drastiche in grado di migliorare le previsioni sul deficit futuro senza aggiungere nel presente altre misure di austerity.

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