Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2012 alle ore 07:20.

My24

Il proposito di riforma dei trasporti regionali su gomma nato sotto il regno di Ottaviano del Turco in Abruzzo, a cavallo tra il 2006 e il 2007, era certamente lodevole. Su un territorio di scarsi 4.500 chilometri quadrati per una popolazione di nemmeno 1,3 milioni, si contavano (e ancora si contano) decine di sigle (oltre una cinquantina). Con pochi bus, molti membri del cda, tanti contributi pubblici drenati. E il 70% del servizio assicurato da tre "corazzate" del settore: Arpa, Gtm e Sangritana.

Tre società per azione che dal 2006 si cerca di fondere in una newco. Ma tra il dire e il fare ballano troppi interessi e altrettante poltrone. L'ennesima affermazione di principio esternata dall'assessore ai Trasporti Giandonato Morra («La società unica nascerà entro l'anno», 5 novembre 2012), sostenuto dal governatore "contemporaneo" Gianni Chiodi, pidiellino della prima ora, appare destinata a fallire. Contro questa incredibile impasse della riforma, si sono schierati i sindacati: temendo il tracollo del settore, Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl trasporti hanno proclamato uno sciopero per il prossimo 11 gennaio.
Ma come si è arrivati fin qui? Quando la Regione targata del Turco inizia a muovere i primi passi, l'unificazione delle aziende significava innanzitutto incidere su bilanci e performance delle tre spa. I costi di produzione per Arpa, Gtm e Sangritana superano i 132 milioni di euro l'anno con ricavi per 128. Sono 882 i bus di proprietà delle tre società abruzzesi; mezzi che percorrono circa 38 milioni di chilometri l'anno. Il ricavo medio per chilometri è di 1,6 euro alla Gtm, 1,50 alla Sangritana e 1,16 euro all'Arpa. I dipendenti sono 1.776. Il costo del personale è di circa 15 milioni per la Gtm, 17 per la Sangritana e 41 per l'Arpa.

Sforbiciare significava incidere sulle poltrone disponibili oltre che ovviamente sui criteri di scelta dei membri dei cda. All'epoca, nelle tre società regionali risultano in carica tre presidenti e 21 tra consiglieri e revisori dei conti. Il costo complessivo per le casse pubbliche è di 783.750 euro l'anno: 218.150 euro per il consiglio d'amministrazione della Gtm; 260mila euro per il cda della Sangritana; 305mila all'Arpa.
Stando alle linee di riforma approntate, veniva previsto lo scioglimento dei tre cda (per dare vita a uno nuovo e più agile, comunque con una quindicina di poltrone in meno), la scelta di un direttore generale laureato e con esperienza almeno quinquennale nel settore, e di un cda altrettanto qualificato. Il tutto, in 180 giorni (dal luglio 2007).

Di giorni, da allora, ne son passati ben più di 1.800. La situazione è cristallizzata se non addirittura appesantita. Nonostante l'approvazione di due leggi finanziarie del consiglio regionale dell'Abruzzo (2011 e 2012) che hanno ribadito la scelta di accorpare le tre sigle in una sola newco. La fotografia attuale dei conti e della tipologia di componenti dei board di Arpa, Gtm e Sangritana induce a più di una riflessione. Un primo dato, quello sugli esuberi generati dalla manovra, è forse l'unico che può giustificare le resistenze al progetto: nell'ultima versione del piano di fusione, firmato dalla giunta Chiodi (che nel luglio 2009 annunciava il proposito di commissariamenti e tagli "rivoluzionari" alla casta), rimbalzano all'incirca 85 unità eccedenti la pianta organica dell'azienda unica agognata.
Ma è nei cda e nei conti attuali delle tre spa che si annidano le maggiori sorprese. Società a cui la Regione continua a riconoscere qualcosa in più di un'ottantina di milioni di contributi annui. Innanzitutto gli amministratori. Spulciando nei cv dei consiglieri, si trova di tutto: da ex esperti di sicurezza privata a imprenditori della gestione dei rifiuti. Ma scendiamo nel dettaglio.

La Autolinee regionali pubbliche abruzzesi (Arpa spa) sono controllate al 95,4% dalla Regione. Il presidente è Massimo Cirulli, quota An, un avvocato presso lo studio Tatozzi di Francavilla e che ha difeso l'ex governatore Giovanni Pace finito nell'inchiesta Sanitopoli in Abruzzo. All'atto dell'insediamento nel 2009 dichiara di essere titolare del 100% dell'omonima srl immobiliare. Ma Cirulli (poco più di 65mila euro lordi annui di indennizzo) controlla la maggioranza di altre due srl, una dedita alla produzione di mattoni e prodotti in terracotta, l'altra in coltivazioni di colture permanenti. Il vicepresidente è un altro avvocato, di Pescina, Maurizio Radichetti (19.600 euro circa di indennizzo annuo), ex presidente della Paolibus srl durante la fase di incorporazione da parte della stessa Arpa e che del Turco aveva additato qualche anno prima come esempio di ditta-inutile («Basta con aziende con 18 bus e 7 consiglieri d'amministrazione»).

Nel cda di Arpa c'è poi il consigliere Nicola Soria (16.300 euro di compenso annuo), ex assessore comunale di Vasto in quota Forza Italia, ex Udc. A metà degli anni Novanta figura come titolare firmatario, socio accomandante e (tra il 2005 e 2007) amministratore unico di altrettante società per i servizi di investigazione privata. Ultimo consigliere in carica, Flaviano Montebello (16.300 euro di compenso lordo), dirigente di un ente creditizio, ex Dc, in Forza Italia da tempo, in carica dal 2009, e consigliere provinciale di Teramo. Vista l'impossibilità di beneficiare di due indennità, quella di consigliere di Arpa e di amministratore di un ente azionista della stessa (la Provincia di Teramo controlla lo 0,29% del capitale), si è impegnato assiduamente per l'uscita dell'amministrazione provinciale teramana dall'azionariato della Autolinee. Ciò che gli ha consentito di beneficiare della doppia indennità. Nella governance Arpa figura infine un dg, Michele Valentini (110mila euro annui), ex Ppi anche lui adesso seguace di Chiodi.

Shopping24

Dai nostri archivi