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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2013 alle ore 09:50.

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Una ricerca condotta nel 2012 dal Buzz Marketing Group (http://buzzmg.com/buzz _reports/) sui giovani della "generazione del millennio" rileva il loro disegno di mischiare insieme imprenditorialità e lavoro alle dipendenze. "Entrepreneurment" è la definizione che i ricercatori danno a questa tendenza.
Per assecondare l'aspirazione dei Millennial, al nostro Paese servono più imprese.

Non cessa di ripeterlo la Commissione europea: con più imprenditori si alzano i livelli occupazionali. Purtroppo, si assottiglia la voglia di intraprendere. Tra il 2010 e il 2012 le cessazioni si sono pericolosamente avvicinate alle iscrizioni, in caduta libera, nel registro delle imprese. È la facilità di fare impresa a incoraggiare la propensione all'imprenditorialità. È più facile oggi fare impresa al Nord o nel Sud del Paese? E se c'è un divario a svantaggio del Mezzogiorno, quanto è grande?
Una risposta, seppur parziale, a queste domande viene dal rapporto della Banca mondiale "Doing business in Italia 2013". Abbiamo selezionato da quel rapporto quattro città del Nord (Milano, Torino, Padova e Bologna) e quattro del Sud (Roma, Napoli, Bari e Palermo) che sono "campi gravitazionali" d'imprenditorialità. Lo spread imprenditoriale indica uno svantaggio del Sud intorno al 17 per cento. Tuttavia, lo scarto è tutto dovuto al divario tra le prestazioni di Bologna e Bari, a favore della prima.

Del resto, secondo la classifica del Sole 24 Ore sulla Qualità della vita delle 107 province italiane (si veda Il Sole 24 Ore del lunedì del 26 novembre 2012), nel Mezzogiorno lo spirito d'iniziativa (imprese registrate su 100 abitanti a settembre 2012) è poco meno dell'8% inferiore nelle quattro città del Sud rispetto alle quattro del Nord prese in esame. Lo spread Nord-Sud aumenta sensibilmente sulla rampa di lancio delle nuove iniziative imprenditoriali. La facilità d'avvio d'impresa è nell'ordine del 25% a sfavore del Meridione, con uno spread di venti punti percentuali per gli imprenditori sotto i trent'anni.
Un cambio di passo è ciò che serve al Mezzogiorno per ridurre lo spread imprenditoriale, soprattutto nell'avvio di imprese innovative fondate da giovani meridionali oggi, impigliati nella ragnatela della disoccupazione intellettuale. È qui che entra in gioco il ruolo dell'istruzione superiore e avanzata. Anno dopo anno "Education at Glance", il rapporto dell'Ocse sull'istruzione, pone domande forti all'accademia italiana, ma le risposte restano deboli. Domanda: cosa fare per cambiare la composizione del terreno su cui poggiano le antiche fondamenta dell'edificio universitario? La risposta debole è «operiamoci per ammodernarle». Diversamente, la risposta forte mette l'accento sul rifarle di sana pianta. Ma non si cambia, essendo tanto radicata la convinzione che, grazie al salvagente lanciato dalla mano pubblica, l'accademia possa evitare le conseguenze delle innovazioni dirompenti che stanno travolgendo tante università nel mondo.

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