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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2013 alle ore 06:30.

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Fabrizio Saccomanni a Palazzo Koch in una foto d'archivio (Ansa)Fabrizio Saccomanni a Palazzo Koch in una foto d'archivio (Ansa)

Discontinuità significa anche cambiare finalmente la squadra che da anni, passando tra governi di centro-destra e di centro-sinistra, guida il ministero dell'Economia all'insegna del primum non fare. Una figura istituzionale come quella di Fabrizio Saccomanni, grazie anche alla sua affidabilità e ai suoi collegamenti internazionali (leggasi Mario Draghi), può essere la figura più adatta a introdurre un rinnovamento fondato finalmente su una cultura della crescita. Non da oggi la Banca d'Italia ha sollecitato e sollecita i governi su questo fronte di sviluppo, indicando anche una strada, quella del contenimento del peso fiscale su lavoro e imprese compensato dai tagli alla spesa improduttiva.

Saccomanni è anche uno dei cardini di un pacchetto d'attacco sui temi europei, di cui fanno parte i ministri Emma Bonino ed Enzo Moavero (oltre allo stesso presidente del Consiglio), che forse è l'atout migliore di questo governo. Parlare di crescita oggi in Italia significa, innanzitutto, guardare a una nuova politica europea che ci dia margini più ampi negli investimenti e nell'uso delle (poche) risorse disponibili. È l'ora di mettere sul piatto tutta la credibilità riconquistata per avere la flessibilità di bilancio necessaria a rilanciare l'economia reale.
Sono passati 10 anni da quel rapporto Sapir che voleva dare un'agenda di sviluppo all'Europa. «La sfida che al giorno d'oggi questa zona economica unificata deve affrontare – si leggeva nella relazione presentata nel luglio del 2003 all'allora presidente della Commissione Romano Prodi – è funzionare in modo efficiente per promuovere la crescita e l'occupazione». Sappiamo come è andata. Ma ora va cambiato passo.
Pensare oggi a un radicale allentamento delle politiche del rigore sarebbe ingenuo – e la bacchettata preventiva del ministro tedesco delle finanze Schäuble la dice lunga sulla posizione tedesca – ma certamente in Europa sta maturando un clima diverso. Che si è tradotto, per esempio, nei due anni in più concessi alla Spagna per riportare il deficit sotto il 3 per cento. Quello che conta ora è collegare ogni piccolo spazio di flessibilità in più sul bilancio a interventi diretti in favore della crescita, delle imprese, della creazione di posti di lavoro. Anche perché solo se l'Italia sarà in grado di tornare a un tasso di sviluppo al 2% l'anno potrà mettere davvero al sicuro il bilancio pubblico.

Essenziale, in questo senso, l'iniezione di liquidità che può arrivare dai pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese. La presenza di un sindaco al ministero dello Sviluppo può essere una garanzia per una sollecita accelerazione. Vanno superati con un balzo i tanti paletti che caratterizzano il decreto del governo uscente, ricorrendo magari alla disponibilità da parte della Cassa depositi e prestiti ad avere un ruolo ampio di anticipatore delle somme dovute. Allo stesso modo, la Cdp può essere un soggetto decisivo nel promuovere quel veicolo nuovo per il credito alle imprese, auspicato anche nel documento dei saggi di Napolitano, cui non sono estranee le riflessioni della stessa Banca d'Italia (ecco ancora Saccomanni).
Sarà un Esecutivo all'altezza di questa vera e propria guerra che ci aspetta? Di sicuro, tra le tante difficoltà, Letta e i suoi possono contare anche su alcune opportunità: tassi a livelli bassi come non si vedeva da tempo, una politica delle aste che ha già portato a casa quasi il 50% del fabbisogno annuale del Tesoro, il cambio di clima in Europa. Ora tocca a questi giovani ministri. La ruota ha girato. Speriamo lo abbia fatto nel senso giusto.

Post scriptum.
In bocca al lupo a Cecile Kyenge, modenese di origine congolese, medico oculista, neoministro dell'Integrazione. L'Europa ha dato il meglio di sé quando ha saputo unire popoli che venivano da ogni parte del mondo. Una buona politica di integrazione, che valorizzi queste energie nuove, può essere un altro tassello importante per tornare a crescere.
@fabrizioforquet

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