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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2013 alle ore 07:00.

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Devo ammettere. Mi ha procurato una grande emozione (e anche qualche nostalgia) la vittoria di Luca Paolini sul traguardo di Marina di Ascea e il secondo posto di Cadel Evans che ha regolato il gruppo dei big arrivato con un ritardo di 16 secondi. Paolini, al suo primo Giro d'Italia alla bella età di 36 anni, è ora la nuova maglia rosa.

Mi è sembrato di rivivere i tempi della Mapei a 11 anni dal nostro ritiro dal ciclismo: allora il corridore milanese ed Evans erano i giovani alfieri della squadra e vederli oggi ancora sugli scudi è la dimostrazione che avevamo visto lontano in un mondo, quello del ciclismo professionistico, che distrugge rapidamente i protagonisti.
Quella che sembrava una tappa (222 chilometri da Sorrento a Marina di Ascea) quasi di trasferimento si è rivelata selettiva al punto da fornire le prime indicazioni sugli aspiranti al successo finale. Tappa combattuta con diverse cadute (la vittima più illustre è stato Michele Scarponi, l'unico dei big rimasto tagliato fuori dal gruppo dei migliori) lungo discese molto tecniche e insidiose. Ho notato diversi corridori in difficoltà che non sono riusciti a reggere il ritmo dei primi e questo è un segnale della determinazione con cui è stata affrontata la corsa.
Oggi si riparte da Policastro Bussentino (l'arrivo è a Serra San Bruno dopo 246 chilometri) con Paolini in maglia rosa; un corridore di valore che nel corso della lunga carriera ha rinunciato a qualche ambizione personale per rimanere sempre a fianco di Paolo Bettini. Dopo la bagarre di ieri anche la frazione di oggi potrebbe riservare sorprese: i continui saliscendi e il traguardo a 800 metri d'altitudine rischiano di provocare ulteriori selezioni tra i migliori.