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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2013 alle ore 11:43.

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Bradley Wiggins (Ansa)Bradley Wiggins (Ansa)

È venerdì 17: bye bye sir Wiggins. Pioggia, vento e freddo danno la mazzata finale al capitano di Sky che lascia il Giro d'Italia per l'aggravarsi di una bronchite che l'affligge da giorni. In realtà, per questo inglese che non ama la pioggia, i giochi erano già fatti fin dall'arrivo a Treviso. Altri tre minuti di ritardo erano troppi. Soprattutto se presi nella tappa più facile e breve. Erano come una sentenza, per un campione che era venuto al Giro per conquistare la maglia rosa dopo aver vinto il Tour de France.

Un grande sogno, quello della grande accoppiata, che era già svanito dopo la cronometro di Saltara, quando Wiggins, al posto di trovarsi in maglia rosa con un vantaggio confortante, si era trovato nella situazione opposta. Cioè nei panni dell'inseguitore, con la prospettiva di braccare Nibali proprio nelle montagne del Nord, un terreno che l'inglese non ama, soprattutto quando piove e soprattutto quando, dopo una salita, deve affrontare una discesa, specialità in cui davvero non brilla.

Un ritiro, quello del Baronetto, che non cambia la sostanza. Wiggins ormai era fuori dai giochi. Non dava più garanzie. Tanto che Sky, fiutando la malparata, aveva lasciato le briglie sciolte al colombiano Uran, terzo a due minuti da Nibali, un outsider in cerca di gloria.

Un avvicendamento malinconico per Wiggins che, fin da bambino, aveva sognato di conquistare il Giro d'Italia. Ma bisogna dirlo: il Giro, soprattutto con questo tempo da lupi, non è come il Tour de France. Intato perchè in luglio piove meno e fa caldo, e poi perchè la Grande Boucle ha un percorso più scontato, meno aperto alle imboscate e ai colpi di scena. Oltre a Wiggins, ma ormai non fa notizia, si è ritirato anche Ryder Hesjedal, maglia rosa 2012. Ormai il canadese aveva un ritardo da tempi eroici, e quindi il suo congedo non muta le prospettive della classifica. Per Nibali il futuro si fa ovviamente più roseo, ma dovrà fare molto attenzione a Cadel Evans, secondo a solo 40 secondi. L'australiano è un osso duro e lo ribadirà soprattutto nelle grandi montagne della prossima settimana. Dove sarà bene tenere occhi e ombrelli sempre aperti.

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