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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2013 alle ore 18:15.

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Niente da fare. Con la pioggia o col sereno, il più forte in volata è sempre lui: Mark Cavendish. Come alla partenza a Napoli , anche a Brescia "Cannonball" fa centro. Cinque volate, cinque vittorie. Spietato.

Per un attimo Modolo si illude, ma poi Mark, con il cinismo dello specialista seriale, lo lascia indietro. Non c'è storia, troppo forte, troppo superiore. Con la maglia rossa della classifica a punti, Cavendish ribadisce che per il momento non c'è trippa. E che la concorrenza deve ancora studiare per strappargli la cattedra di velocità. Loro sono studenti, lui il Professore. Ci prova pure Elia Viviani, una promessa nella materia, ma anche lui deve accontentarsi di un terzo posto che vale come un trenta e lode.

Finisce qui a Brescia , finalmente nel sole, il Giro d'Italia di Vincenzo Nibali. Un Giro che il capitano dell'Astana ha dominato dal Sud al Nord, nelle discese e nelle salite e perfino nelle cronometro, che non sono la sua specialità.

La ritirata di Wiggins lo ha favorito, ma Nibali non deve ringraziare nessuno. Senza far proclami, senza promettere sfracelli, ha costruito il suo Giro mattoncino dopo mattoncino. Un ragazzo serio, concreto e tenace, che a 28 anni ha già in valigia, oltre a questa maglia rosa e due piazzamenti al Giro, una Vuelta e un terzo posto al Tour. Il futuro è suo. E in un ciclismo non ancora fuori dalle ombre del doping, la vittoria del nostro picciotto è un auspicio per il domani: come spalancare le finestre dopo un lungo inverno.

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