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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2013 alle ore 07:47.

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Sul traguardo di Margherita di Savoia replica dell'ordine d'arrivo della prima tappa di Napoli: anche ieri, dunque, Mark Cavendish ha fatto il bis con una volata davvero imperiale ed Elia Viviani si è dovuto accontentare del secondo posto: il giovane della Cannondale Pro Cycling ha potuto fare ben poco contro lo strapotere dell'inglese ma ha dimostrato di essere un giovane promettente che, in futuro, si potrà togliere belle soddisfazioni.

La tappa da Mola di Bari a Margherita di Savoia è stata contraddistinta da due esempi di fair play. A un certo punto della corsa Bradley Wiggins, rimasto coinvolto nell'ennesima caduta di questa prima parte del Giro, ha accumulato un minuto di ritardo; il gruppo, che poteva facilmente approfittare della situazione, ha invece aspettato il rientro del campione inglese.
Altra manifestazione di fair play il bel gesto di Cavendish che, sul podio al momento della premiazione, ha alzato al cielo il numero 108, che al Giro d'Italia di due anni fa, era cucito sulla maglia di Wouter Weylandt, il ciclista belga morto nella discesa del passo del Bocco. Un gesto commovente per non dimenticare una tragedia e commemorare lo sfortunato belga e una dimostrazione che i corridori hanno un'anima e una forte sensibilità di fronte a episodi drammatici che possono essere sempre in agguato.
Anche quella di ieri è stata una tappa nervosa con i velocisti obbligati a non mollare un metro per rimanere nelle prime posizioni del gruppo ed evitare le cadute. Insomma il Giro d'Italia assomiglia a molte edizioni del Tour de France caratterizzate da continue carambole nelle tappe iniziali della corsa. Un segnale che la corsa rosa è sempre più tirata con i corridori esposti a eventi traumatici. E oggi si va da San Salvo a Pescara (177 chilometri) senza un metro di pianura. Ho l'impressione che i velocisti saranno tagliati fuori e non è da escludere una nuova verifica sullo stato di forma dei favoriti.