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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2013 alle ore 07:57.

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Forse questa serissima farsa di Karlsruhe, alla fine, porterà anche qualcosa di buono. Per esempio la Corte costituzionale tedesca potrebbe richiedere maggiore trasparenza nell'erogazione degli aiuti ai Paesi in difficoltà. In particolare, un criterio che determini quando la Bce deve cessare di acquistare i titoli di un Paese che non rispetta gli accordi. Sarebbe una cosa buona per l'indipendenza della Bce e opportuna per rendere più chiari i vincoli per i Paesi sotto assistenza.

Sarebbero più accettabili le crescenti e reciproche responsabilità fiscali – e politiche - tra i Paesi nell'euro area. Infine sarebbe forse il passo giusto per ampliare – anziché limitare – gli strumenti della Bce indispensabili a risolvere la crisi creditizia in Paesi come l'Italia.
Le indicazioni emerse dalla prima giornata di udienza tenutasi ieri a Karlsruhe puntano verso questo risultato. Ma prima di arrivarci bisogna pagare pegno alla falsa retorica dietro cui si nasconde la difesa dei denari tedeschi. Gli storici raccontano che momenti paradossali e ridicoli accompagnarono anche il Trattato di Vestfalia e quello di Maastricht. Ieri, nel consueto clima da circo triste che a Karlsruhe caratterizza le cause anti-europee, tra economisti colti da improvvisa notorietà che vendono i loro libri davanti alle telecamere, si sono visti due banchieri centrali provenienti entrambi dal Governo tedesco – Jens Weidmann e Joerg Asmussen – difendere l'indipendenza dei governatori dalla politica. Decine di contestatori chiedere «più democrazia» e intendere «meno solidarietà». Giudici costituzionali – rigorosamente affiliati ai partiti - riconoscere di non poter giudicare la Bce, perché istituzione europea, ma di non volerne lasciare il compito alla Corte del Lussemburgo. Infine uno dei giudici togati svelare il lato ridicolo, chiedendo se ci si aspetta forse che la Corte ordini al Bundestag di torturare Mario Draghi.

Il momento più importante è venuto però all'esordio dell'udienza quando il presidente della Corte ha riconosciuto che la Bce non può essere giudicata da Karlsruhe essendo un'istituzione di diritto europeo. Ciò che i giudici tedeschi possono giudicare è invece la congruità delle politiche della Bce con il diritto europeo, nell'interpretazione considerata compatibile con la Legge Fondamentale tedesca dai giudici stessi e dal Parlamento di Berlino. I temi di cui i giudici si occuperanno saranno quindi essenzialmente due: il primo è se i nuovi interventi della Bce a favore dei Paesi in crisi (le Omt) comportano rischi a carico del bilancio pubblico tedesco così elevati da impedire altre decisioni di spesa del Parlamento, di fatto precludendo l'esercizio delle funzioni democratiche. Il secondo è se la condizione principale posta dal Parlamento tedesco per la firma del Trattato di Maastricht – e cioè che l'euro sia una moneta stabile quanto il marco – sia rispettata anche alla luce dei rischi di inflazione conseguenti a grandi immissioni di liquidità.
Il primo tema sembra di facile soluzione. Le Omt riguardano un volume limitato di titoli pubblici, già emessi da qualche tempo e con scadenza tra uno e tre anni. Per quanto ampi siano i volumi di tali titoli e il novero dei Paesi, la quota tedesca di perdite potenziali (in caso di insolvenza del Paese assistito) resta al di sotto della soglia massima già stimata dalla Corte nel 50% del bilancio federale annuo.

Più interessante è il secondo criterio. Garantendo la sopravvivenza dell'euro, l'Omt contribuisce alla stabilità della moneta, non alla sua fragilità. Inoltre la liquidità emessa con l'acquisto dei titoli viene neutralizzata e quindi non dovrebbe portare inflazione. Tuttavia è vero che una volta impegnatasi nell'assistenza a un Paese in difficoltà, difficilmente la Bce può ritrarsi e sospenderla. In tali condizioni la politica monetaria può essere cioè "dominata" da obiettivi fiscali. Questo è particolarmente sbagliato se l'assistenza viene protratta a Paesi che non rispettano gli accordi prestabiliti. Per evitare che succeda, è necessario stabilire criteri affinché la Bce sia in dovere di sospendere gli aiuti. Questa richiesta sarebbe d'aiuto per l'indipendenza della Bce, rafforzerebbe la delega di sovranità dei Paesi in crisi a favore dei partner e salverebbe la faccia alla Bundesbank, attore principe del circo di Karlsruhe ormai in chiaro imbarazzo per aver scelto una linea di scontro radicale su basi tecniche molto fragili.
Una decisione costruttiva di Karlsruhe sull'Omt inoltre rafforzerebbe una politica monetaria non convenzionale per ora solo annunciata dalla Bce. Anzi, aprirebbe la strada al varo di ulteriori strumenti non convenzionali, a cominciare da qualche tipo di allentamento quantitativo in grado di rimettere in funzione il credito nei Paesi verso i quali la politica monetaria della Bce non arriva più.

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