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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2013 alle ore 14:14.

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La cosa affascinante è che soprattutto Londra e Parigi sono le più pronte a puntare i piedi quando si tratta di fare sul serio in virtù della loro relativa preminenza sulla carta (Libia docet). Per i britannici la risposta è semplice: facciano il referendum, lo vincano e vadano per la loro strada. Altrimenti la smettano di sognare relazioni speciali che sono morte: l'unica relazione speciale fattibile è dentro l'Europa. Per i francesi vale quello che si è sempre fatto in materia di aerei da combattimento europei: in attesa che capiscano i costi della non Europa, gli altri procedono in modo autonomo a risparmiare rapidamente.
Guarda caso i paesi che trarrebbero più beneficio sono quelli che già adesso hanno sempre meno soldi per le spese di difesa e sono quelli che hanno meno grilli di grandeur o punch-above-the-weight.
Ovviamente ci sarà il salvifico vertice europeo di dicembre e si capirà subito se è serio quando risponderà a poche semplici domande:
I.L'Europa della difesa sarà a una o a due velocità?
II.La scelta degli Stati Uniti è «leading from behind». Quando e dove l'Unione europea deve essere in prima linea?
III.Che cosa si standardizza, visto che il pooling in tutte le sue forme è operativamente inapplicato e quindi inesistente?
Nel frattempo si potrebbero considerare alcune semplici misure che non intaccano né in modo sensibile i bilanci né la sovranità nazionale di alcuno stato. Standardizzare è un imperativo strategico, operativo ed economico. I tentativi di standardizzazione dall'alto della gamma degli armamenti con successo sono molto pochi, quelli dal basso inesistenti.

Poiché quello che spesso gli europei mettono in campo sono i soldati, è assolutamente sensato che vi sia una standardizzazione dal basso di tutti gli equipaggiamenti di fanteria, corazzati, blindati, artiglieria e contraerea campale leggera con l'ovvia clausola del buy European. È possibile fare lo stesso dal basso per i settori navale, aeronautico, spaziale e cibernetico? Vale la pena d'esplorare l'idea anche adottando materiali statunitensi se necessario.
Dal prossimo vertice di dicembre ci aspettiamo: più politica, più Europa, più integrazione dove serve, subito. Da lì possono discendere cifre e risparmi concreti che permetteranno all'Unione europea di ricostruire bilanci il cui il per cento del Pil acquisti veramente qualcosa e che aumenteranno l'operatività a vantaggio dell'Alleanza atlantica, l'unica struttura operativa esistente. Altrimenti sarà la solita fiera delle vanità con una spirale al ribasso da cui nessuno si salverà, tra le lacrime di coccodrillo sul futuro della Nato e dell'Europa.
Alessandro Politi è direttore Nato Defense College Foundation, Marco Marazzi è consigliere RiFare L'Europa

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