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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2013 alle ore 09:17.
L'ultima modifica è del 23 ottobre 2013 alle ore 09:39.

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«Non siamo più il Paese che presta solo assistenza giudiziaria all'estero. Adesso chiediamo anche noi assistenza agli altri Paesi per combattere al nostro interno il riciclaggio». Di questo cambio di paradigma nel contrasto contro il crimine organizzato transnazionale parla in esclusiva per Il Sole 24 Ore Michael Lauber, procuratore generale del ministero pubblico della Confederazione elvetica, la struttura che ha il quartier generale a Berna e sedi a Losanna, Zurigo e Lugano, in cui sono state centralizzate per volontà dell'Assemblea federale le competenze per la lotta al riciclaggio internazionale di denaro, alla criminalità organizzata, alla criminalità economica e al terrorismo internazionale. All'intervista partecipa anche Pierluigi Pasi, procuratore federale per la Svizzera italiana ed il Canton Ticino nonché coordinatore dell'attività investigativa sul crimine organizzato.
In carica dall'inizio del 2012, Lauber è stato a capo della commissione antiriciclaggio del Liechtenstein ed è approdato al vertice della superprocura federale mentre il lungo iter di riforma del codice di procedura penale compiva gli ultimi passi.

Oggi il codice penale svizzero poggia su tre pilastri normativi: il diritto dell'intermediario finanziario di comunicare all'autorità giudiziaria il sospetto di lavaggio di denaro sporco (che si aggiunge in parte al dovere di segnalare le operazioni sospette); il reato di riciclaggio di valori patrimoniali, in cui è previsto un aggravio di pena quando a commettere il crimine è l'esponente di un clan; e il reato di organizzazione criminale.
Dice Lauber: «Oggi lo Stato ha nel ministero pubblico della Confederazione un'interfaccia unica, un'unica autorità penale per reprimere queste grandi forme di criminalità». Un cambiamento che ha coinvolto magistratura giudicante, tribunali, polizia. Negli anni di Mani pulite, mentre la magistratura italiana indagava sui proventi della corruzione occultati nelle banche svizzere, il ministero di Berna si limitava alla mera collaborazione giudiziaria; non disponeva ancora di propri strumenti di indagine.
Ora le sue competenze e i suoi risultati investigativi sono apprezzati a livello internazionale. Aggiunge Lauber: «Disponiamo di istituti giuridici ancora giovani come l'articolo 72, che ci permette di confiscare autonomamente i valori patrimoniali delle organizzazioni criminali con meccanismi di presunzione del reato considerati all'avanguardia».

Nel discorso s'inserisce Pasi, che ha collaborato con l'autorità italiana ai casi giudiziari più delicati degli ultimi anni, da Enipower a Enel Power, da Parmalat a Finmeccanica: «Con questo sistema abbiamo confiscato un paio d'anni fa i resti di un conto che era stato già svuotato e che era nella titolarità di due prestanomi del boss Bernardo Provenzano. Di recente abbiamo emesso altre sentenze di confisca di questo tipo ed altre ancora sono in corso.

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