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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2014 alle ore 08:10.
L'ultima modifica è del 14 gennaio 2014 alle ore 09:12.

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Sergio Marchionne resterà alla guida di Fiat-Chrysler per almeno altri tre anni, gestendo quindi non solo l'integrazione fra le due aziende ma anche il completamento del piano industriale 2014-2017 che verrà presentato fra qualche mese.

Sergio Marchionne guiderà la Fiat-Chrysler almeno fino al 2017. Lo ha detto ieri John Elkann, presidente della Fiat, in occasione di una conferenza stampa al Salone dell'auto di Detroit. «Il piano che presenteremo a maggio sarà triennale e sarà portato avanti dal dottor Marchionne» ha detto Elkann, che ha scherzato: «Sono sicuro che al vertice della nuova società ci saremo Marchionne e io»; il presidente del gruppo ha poi aggiunto: «Per me questo è un giorno importante; vent'anni fa arrivavo a Torino per studiare ingegneria, oggi sono grato a Sergio e a tutte le persone di Fiat-Chrysler».

L'operazione con il Veba «potrebbe chiudersi entro la fine di questa settimana», ha detto ieri Marchionne. In occasione del consiglio d'amministrazione del 29 gennaio, che esaminerà i conti del 4° trimestre 2013, potrebbe poi essere scelto il nuovo nome della holding; a quanto ha detto lo stesso Marchionne, conterrà sia il nome Fiat che quello Chrysler. Il consiglio si occuperà anche «della forma organizzativa e legale». La fusione? «La fusione tra Fiat e Chrysler di fatto è già avvenuta. La società che verrà quotata sarà la holding». Niente fusione di Fiat spa con Chrysler Group Llc, dunque. La quotazione a Wall Street «tecnicamente potrebbe avvenire nella seconda metà dell'anno». L'accesso a un mercato finanziario efficiente sarà «il fattore più importante» anche nella decisione sulla sede – ha detto Marchionne alla stampa internazionale: «Dobbiamo avere accesso a mercati dei capitali fluidi ed efficienti, sarà probabilmente questo il fattore chiave».

Le carte restano coperte sul piano industriale che verrà esaminato già dal consiglio d'amministrazione Fiat di gennaio e verrà poi presentato nella sua interezza «ai primi di maggio». Confermata la scommessa sui marchi premium, confermato l'obiettivo di riportare in azienda i lavoratori che adesso sono in cassa integrazione. Per gli investimenti e i nuovi modelli di Alfa si dovrà attendere qualche mese; con una certezza: «Finché sarò amministratore delegato io, le Alfa si faranno solo in Italia».

Alla stampa internazionale Marchionne ha detto che i primi modelli Alfa Romeo della nuova gamma arriveranno negli Usa «entro la fine del 2015» e ha rassicurato sulla capacità di finanziare il piano di investimenti con la liquidità generata dal business: «La cosa rassicurante è che Chrysler ha avuto una buona produzione di cassa che ci dà l'appoggio necessario per portare avanti il progetto italiano. La capacità di finanziare il piano è uno dei punti di domanda che hanno indotto nei giorni scorsi l'agenzia di rating Moody's a mettere sotto osservazione il debito di Fiat: dopo l'operazione che la porterà al 100% di Chrysler, la holding avrà un debito netto stimato a 10 miliardi di euro.

Marchionne ha confermato ieri che non ci sarà un aumento di capitale in tempi brevi, mentre è allo studio l'ipotesi di un prestito convertendo. «L'aumento di capitale – ha spiegato Marchionne – avverrebbe a sconto, mentre il convertendo dà la possibilità di emettere azioni in un momento successivo a prezzi più consoni».

Vista la notizia sulla sua permanenza al vertice per almeno altri tre anni, Marchionne ha comunque cercato di tranquillizzare sulla scelta del suo successore: «Il successore dovrebbe uscire dall'azienda, lo stiamo facendo crescere apposta». E ha spiegato: «Passo un mese all'anno a valutare i leader del gruppo: vogliamo avere la panchina lunga. Ci siamo ripromessi con John di non ripetere mai più il 2004: quando arrivai io ero il quinto ad in 24 mesi».

E la politica italiana? C'è il rischio che l'incertezza contribuisca ad allontanare Fiat dal Paese? Secondo Marchionne «Abbiamo visto tante incertezze in questi dieci anni e le abbiamo gestite». Ma sul tema degli aiuti all'export, di cui si parlò già con il Governo Monti un anno e mezzo fa, commenta «adesso sono impegnati su altre proposte di legge, ma se hanno un momento di tempo...». Dal punto di vista fiscale, «un superbollo sulle auto di lusso che azzera le vendite di auto di lusso, e quindi il gettito, non è una buona idea».
La soluzione del problema italiano non può essere solo italiana. «Bisogna cominciare a guardare al futuro con occhi più aperti. C'è una differenza fra essere orgogliosi di essere italiani ed essere esageratamente italiani; la differenza è l'apertura alla sfida internazionale. Una sfida che, per quanto riguarda l'esportazione delle Alfa Romeo verso gli Usa, rischia di essere complicata dal dollaro debole; riuscirete lo stesso a guadagnarci? «Dipende da con quali vetture; in media, credo di sì. Se ci riesce la Bmw...».

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